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Pag. Il mio padrone, signore, vorrebbe parlarvi tosto.

Pan. Dove?

Pag. In vostra casa: è là che si disarma.

Pan. Va a dirgli, buon paggio, che vengo. (il paggio esce) Temo non sia ferito; addio, cara nipote.

Cres. Addio, zio.

Pan. Vi rivedrò fra poco.

Cres. Per portarmi, zio...

Pan. Sì, un pegno dell’amore di Troilo.

Cres. Così facendo diverrete un mezzano. — (Pan. tace) Parole, voti, doni, lagrime e ogni altra cosa d’amore, egli offre per un altro. Ma io veggo diecimila volte più merito in Troilo, che non ne chiarisca l’elogio che Pandaro fa di lui, e nondimeno lo tengo da me lontano. Le donne sono angeli finchè si ricercano, ma ottenute una volta, tutto è finito. Il vero piacere sta nella brama del piacere stesso. La donna amata non sa nulla se non sa ciò: gli uomini le apprezzano prima della conquista molto al disopra del loro valore, nè mai visse donna che ritrovasse tante dolcezze nell’amor soddisfatto, quante ve n’ha nel desiderio dell’amore. Io insegno dunque questa massima, che la servitù segue la conquista, e l’umile preghiera accompagna la dimanda. Così, sebbene il mio cuore sia determinato di amare, i miei sentimenti non traspireranno ne’ miei occhi.

(esce)


SCENA III.

Il campo greco. — Dinanzi alla tenda di Agamennone.

Squillo di trombe. — Entrano Agamennone, Nestore, Ulisse, Menelao ed altri.

Ag. Principi, perchè il dolore scolora così le vostre gote? In tutte le imprese della terra, le vaste promesse della speranza non si avverano mai pienamente, gli ostacoli e le sventure nascono dal seno medesimo dei più sublimi fatti. Non è dunque cosa strana o nuova il vedere che, dopo sette anni di assedio, le mura di Troia sussistono ancora. In tutte le guerre dei secoli scorsi di cui la tradizione ci ha trasmesso il ricordo, l’esecuzione fu attraversata sempre da avvenimenti incalcolabili, il successo non si vide mai vestito di forme così splendide, come l’immaginazione ne avea raffigurate. Perchè dunque, principi, contemplate l’opera nostra con fronte così umile? Perchè vedete tanti mali nella lentezza, che non è che una prova, che fa subire il gran