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192 | I DUE GENTILUOMINI DI VERONA |
Tur. Come le piace il mio discorso?
Prot. Poco quando parlate di guerra.
Tur. Ma quando parlo di amore e di pace?
Giul. (a parte) Desidererebbe che restaste in pace.
Tur. Che dice del mio valore?
Prot. Ella non ne dubita.
Giul. (a parte) Troppo conosce la sua codardia.
Tur. Quali le sembrano i miei natali?
Prot. Vi reputa di buon casato.
Giul. (a parte) Sì certo, poichè venite in linea retta da un gentiluomo a un imbecille.
Tur. Ha presenti i miei possedimenti?
Prot. Sì, e li commisera.
Tur.. Perchè?
Giul. (a parte) Per essere toccati a un tal ciuco.
Prot. Perchè poco li curate.
Giul. Viene il duca. (entra il Duca)
Duc. Ebbene, messer Proteo? Ebbene, messer Turio? Chi di voi vide, non ha molto, ser Eglamour?
Tur. Io no.
Prot. Nè io.
Duc. Vedeste mia figlia?
Prot. Neppure.
Duc. Dunque è fuggita in traccia di quel suo indegno Valentino, ed Eglamour le ha tenuto compagnia. Deve essere così; perchè frate Lorenzo gli ha incontrati tutti due, mentre faceva penitenza nella foresta. Egli ha riconosciuto Eglamour, ed ha sospettato di lei; ma poichè era mascherata non ha potuto accertarsene. Oltre a ciò ella mi disse, che questa sera andava a confessarsi dal reverendo Patrizio, nè vi è andata; circostanza che conferma la sua fuga. Vi scongiuro quindi, cavalieri, non sperdete altro tempo: montate a cavallo tosto e venite a raggiungermi sulla via di Mantova, percorsa dai fuggitivi. Spicciatevi, buoni amici, e seguitemi. (esce)
Tur. È una fanciulla balzana: ella fugge la fortuna che le va dietro. Vuo’ seguirli, più per vendicarmi di Eglamour che per amore dell’ingrata Silvia. (esce)
Prot. Ed io vuo’ seguirli, più per amore di Silvia che per odio d’Eglamour. (esce)
Giul. Io, più per mettere ostacolo a un tal amore che per odio contro Silvia, a cui l’amore ha fatto prender la fuga. (esce)