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188 I DUE GENTILUOMINI DI VERONA


Prot. Perchè la compiangi?

Giul. Perchè mi pare che ella vi amasse assai, che vi amasse quanto voi amate Silvia. Ella pensa giorno e notte all’uomo che l’ha dimenticata, e voi non pensate che a quella che non si cura del vostro amore. É doloroso il vedere che l’amore si frantenda tanto, e un tal pensiero mi forza a sospirare.

Prot. Bene, dàlle quest’anello e questa lettera. - Quella è la sua stanza. — Dille che chieggo il suo celeste ritratto, che ella mi ha impromesso. — Terminato il messaggio, riedi nella mia camera, dove mi troverai solitario e mesto. (esce)

Giul. Quante donne vi sono che volessero assumersi un tale messaggio? Oimè, povero Proteo! tu hai confidato alla volpe la cura dell’armento. Ma stolta ch’io sono, perchè compiango quegli il di cui cuore mi sprezza? È perchè ei ne ama un’altra e sprezza me; ed io, perchè l’amo, debbo compiangerlo. Ecco quell’anello medesimo ch’io gli diedi, allorchè ei mi lasciò per serbare del mio amore una tenera ricordanza; ed ora, sciagaruta, son mandata a chiedere ciò che non vorrei ottenere, per farne un dono che bramerei venisse rifiutato; per esaltare il suo amore che desidererei vedere negletto. Sono amante fida e sincera del mio signore, ma non posso servirlo fedelmente senza tradirmi. Vuo’ nondimeno andar a parlare a Silvia in suo favore, ma con tanta freddezza, quanta è la brama (il Cielo lo sa) che ho di non riescire. (entra Silvia con seguito) Salute, signora! Vi prego di darmi un’occasione onde poter parlare colla vaga Silvia.

Sil. E che vorreste voi dirle, se foss’io quella?

Giul. Se foste voi Silvia, vi supplicherei di ascoltare quello che ebbi incumbenza di dirvi.

Sil. Da chi?

Giul. Dal mio signore, messer Proteo.

Sil. Oh! ei vi manda per un ritratto?

Giul. Sì, signora.

Sil. Orsola, recami quel ritratto. — Va ora, e di’ al tuo signore per me, che una certa Giulia, che il suo cuore incostante ha dimenticata, ornerebbe assai meglio la sua camera di questa vana ombra.

Giul. Signora, vorreste leggere questa lettera?... Perdonatemi se per inavvertenza ve ne avevo data una che non viene a voi: eccovi la vostra.

Sil. Lasciami veder l’altra, te ne prego.

Giul. Nol posso, buona signora, perdonatemi.

Sil. Riprendi questa. Non vuo’ gettar gli occhi sui caratteri del