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ATTO QUARTO 49

conquista: dappertutto la pallida distruzione ti circonda. Diecimila Francesi han giurato di non appuntare i loro terribili cannoni contro altre teste che quella dell’inglese Talbot. Perciò eccoti ora pieno di vita, eroe invitto d’indomito coraggio, sebbene tocchi agli ultimi momenti della tua gloria. Queste lodi ch’io ti do sono l’elogio funebre che dalla bocca di un nemico ascolti: e prima che un’ora sia trascorsa, i miei occhi che ti veggono, ora raggiante dei colori della salute, ti mireranno sanguinoso, pallido e spento. (si odono tamburi in distanza) Odi, odi tu? Sono i tamburi del Delfino. I loro suoni sinistri echeggiano nella tua anima compresa di terrore: i miei ad essi risponderanno, e annunzieranno la tua rovina imminente.

(esce cogli altri dalle mura)

Tal. Ei non m’intimidisce: odo il nemico. — Vada qualche cavaliere a riconoscerne le forze. — Oh disciplina ignava e senza prudenza: come avvien egli che siamo qui cinti da tutte le parti? Un gregge d’Inglesi spaventati, investiti da mute francesi avide di preda! Non soccombete di paura come i timidi daini; ma piuttosto simili a cinghiali ostinati e furiosi respingete queste mute cruente, e forzatele a tenersi al largo mandando vani latrati. Andiamo, miei amici, ognuno di voi venda la sua vita così caro com’io venderò la mia: ardua assai riesca loro tal caccia. Dio e San Giorgio, Talbot e i dritti d’Inghilterra facciano trionfare le nostre bandiere in questa pericolosa battaglia. (escono)

SCENA III.

Pianure in Guascogna.

Entra York coll’esercito; verso lui si avanza un Messaggiero.

York. Le spie inviate a riconoscere le forze del Delfino non son ritornate?

Mess. Sì, milord, ed annunziano che il Delfino marcia col suo esercito per combattere Talbot. Esse han veduto ancora un esercito doppio di quello del Delfino raggiungerlo sul suo passaggio, e marciare con lui verso Bordeaux.

York. Maledizione su quell’odioso Sommerset che indugia tanto a spedirmi il rinforzo promesso per questo assedio! Talbot lo aspetta: ed io schernito mi veggo da un traditore, nè posso soccorrere il prode cavaliere: Dio voglia assisterlo nelle sue strettezze. S’ei cade, non ci saran più guerre in Francia.

(entra sir Guglielmo Lucy)