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ATTO TERZO 175


Laun. Del vascello del mio padrone? È già in mare.

Sp. Il tuo solito vizio di frantendere. Quali cose stanno dunque in quel foglio?

Laun. Le cose più nere che udissi mai.

Sp. Come nere?

Laun. Nere come l’inchiostro.

Sp. Lasciamele leggere.

Laun. Arrossisci, giumento; tu non sai leggere.

Sp. Menti, so.

Laun. Vuo’ metterti alla prova; dimmi chi ti ha generato?

Sp. Il figlio di mio nonno.

Laun. Oh stolto! fu invece il figlio dell’avola tua: ciò prova che non sai leggere.

Sp. Va, pazzo, va; ponmi alla prova col tuo foglio.

Laun. San Niccola t’aiuti.

Sp. In primis ella sa spremere il latte.

Laun. Sì, questo sa.

Sp. Item, sa fare eccellente birra.

Laun. Da cui il proverbio: benedizione al cuore che sa fare la buona birra.

Sp. Item, sa cucire.

Laun. Diverrà masseriziosa.

Sp. Item, sa far le calze.

Laun. Non vi sarà più povertà, perchè suol dirsi che la povertà non sta che colle calze rotte.

Sp. Item, sa lavare e asciuttare.

Laun. Egregia virtù, perchè così non abbisognerà di essere lavata e asciuttata.

Sp. Item, sa filare.

Laun. Perciò potrà prendere il mondo come viene, dacchè saprà intesser tanto da alimentarsi.

Sp. Item, ha molte virtù che non han nome.

Laun. Quest’è quanto dire virtù bastarde, perchè non conoscono il loro padre, e perciò non han nome.

Sp. Vengono ora i di lei vizii.

Laun. Rasenti alle calcagna delle sue virtù.

Sp. Item, non può esser baciata a digiuno a motivo del suo alito.

Laun. Tal difetto può emendarsi asciolvendo bene; continua.

Sp. Item, ha una bella bocca.

Laun. Questa ripara al fiato cattivo.

Sp. Item, parla dormendo.