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166 DUE GENTILUOMINI DI VERONA


Laun. Amator caldo di sè in difetto di amanza.

Sp. Pazzo, io non t’intendo: dicoti che il mio padrone è divenuto caldo in amore.

Laun. Che me ne cale quand’anche bruciasse? Se vuoi venir con me all’osteria, bene; se no, sei un ebreo, un israelita, non meriti il nome di cristiano.

Sp. Perchè?

Laun. Perchè non hai neppure in te tanta carità quanta basti per andare all’osteria con un crìstiano. Vuoi venire?

Sp. Seguo le tue pedate. (escono)

SCENA IV.

Un appartamento nel palazzo

Entra Proteo.

Prot. S'io abbandono la mia Giulia, sono spergiuro; se amo la bella Silvia, sono spergiuro, se tradisco il mio amico, sono spergiuro; e nondimeno è la potenza stessa, che mi strappò i miei primi giuramenti, che ora mi costringe a questa triplice mancanza. L’amore mi ha comandato di giurare ed ora mi comanda di disdirmi; oh! tu ingegnoso seduttore amore, se mi hai trascinato in una colpa, insegna al tuo suddito travolto dalle tue suggestioni a scusarsi. Prima adoravo una stella brillante, oggi adoro un sole celeste. La riflessione può rompere voti imprudenti, e sarebbe inettitudine il non avere lena bastante per cambiare il cattivo nel buono. Vergognati, lingua insolente, a chiamar cattiva quella, che per mille e mille giuramenti nominasti la regina delle tue voglie. Non posso cessar d’amarla, eppure così faccio; ma se cesso d’amare è perchè debbo amare; perdo un amico, o serbandolo smarrisco me medesimo. Se la sorte poi mi è contraria, allora invece di Valentino ritrovo me stesso, invece di Giulia ritrovo Silvia. Me amo più che non ami un amico: perocchè l’amore di sè è sempre più robusto: e Silvia (ne attesto i cieli che l’han fatta sì bella!) mi fa parere Giulia una nera zingana. Vuo’ dimenticare che Giulia è viva; ricordarmi che il mio amore per lei è spento, e possedendo in Silvia il più dolce degli amici risguardar come nemico Valentino. Ma ora mi è impossibile l’esser fedele a me stesso senza tradire costui; egli intende di salire questa notte con una scala di corda nella camera di Silvia, e confida a me, suo rivale, un tal segreto. Io corro tosto ad istruire il padre del loro travestimento e del loro disegno di fuga; egli nel furor suo esilierà Valentino, perchè