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ATTO SECONDO 161


Tur. Messere, se volete spender meco parola a parola farò fallire in breve il vostro intelletto.

Val. Lo so, signore, che siete ricco in parole, e che è la sola moneta con cui pagate i vostri seguaci: dalle loro misere livree apparisce il loro povero guiderdone.

Sil. Basta, gentiluomini, non più; viene mio padre. (entra il Duca)

Duc. Ora, figlia Silvia, sei bene assediata. Messer Valentino, vostro padre è in ottima salute. Che direste della lettera di uno dei vostri amici, che vi annunzia ottime novelle?

Val. Sarei riconoscente, signore, al felice messaggiere che me le recasse.

Duc. Conoscete don Antonio, vostro concittadino?

Val. Sì, mio buon signore, lo conosco per uomo di gran riputazione, e che ben la merita.

Duc. Non ha egli un figlio?

Val. Appunto; un figlio degno dell’amore e della stima di un tal padre.

Duc. Voi lo conoscete?

Val. Al par di me; perocchè fin dalla nostra infanzia abbiamo conversato e passato le ore insieme; e sebbene io sia stato un ozioso perdigiorni trascurando i benefizii di quelle ore in cui avrei potuto abbellire il mio spirito colle perfezioni degli angeli, pure sir Proteo, perocchè tale è il suo nome, ne faceva uso, e traeva gran partito de’ suoi dì. Egli è giovine d’anni, ma vecchio d’esperienza; la sua persona è anche adolescente, ma il suo senno è maturo, e in una parola (perocchè il suo merito è al disopra di tutte le lodi ch’io potrei accordargli) egli è perfetto di corpo come di spirito, nè gli manca nulla delle grazie che adornar possono un gentiluomo.

Duc. In verità, signore, se è quel che dite, merita tanto il cuore di un’imperatrice, come la confidenza di un imperatore. Ebbene, signore, quel gentiluomo è giunto alla mia Corte con lettere commendatrici; e pensa di passar qui qualche tempo. Credo che non vi riesca sgradita tale notizia.

Val. Se avessi avuto qualche cosa da desiderare era questa.

Duc. Accoglietelo dunque come merita; dico a voi. Silvia, e a voi, Turio: perocchè per Valentino non ho bisogno di istigarvelo. Lo manderò tosto qui da voi.

Val. È quel gentiluomo di cui vi avevo parlato, signora, e che sarebbe venuto con me, se i begli occhi della sua amante non gliene avessero impedito.