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ATTO PRIMO 153

perchè voglio ciò che voglio, e tutto è detto. Sono risoluto a farvi star qualche tempo con Valentino alla Corta dell’imperatore; e quello che la sua famiglia gli dà per sussistere onorevolmente, voi pure l’avrete da me. Domani apparecchiatevi ad andare, non vi son parole; lo voglio.

Prot. Signore, non potrò provvedermi così subito di quanto m’è necessario: piacciavi concedermi un giorno o due.

Ant. Quello che ti manca, ti sarà mandato: non più dimore;, domani convien partire. — Venite, Pantino; voi attenderete ad affrettare il suo viaggio. (esce con Pant.)

Prot. Così ho evitato il fuoco per tema d’abbraciarmi e mi son gettato nel mare in cui ora annego. Non volli mostrare a mio padre la lettera di Giulia per paura ch’ei non s’opponesse al mio amore, ed è della mia scusa stessa ch’ei si prevale contro l’amor mio. Oh come questa primavera d’amore somiglia alla luce incerta d’un giorno d’aprile, che ora mostra tutte le bellezze del sole, e un istante dopo è da una nabe lasciato in profonda oscurità! (rientra Pantino)

Pan. Messer Proteo, vostro padre vi chiama; egli ha gran pressa, onde vi prego di andare.

Prot. Oh, che è ciò? Il mio cuore vi consente, e nondimeno mille volte mi dice di no.

(escono)