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46 IL RE ENRICO VI


York. Qaestì è della mia casa: ascoltatelo, nobile principe!

Som. £ questi della mia; dolce Enrico, vi piaccia di intenderlo.

Enr. Siate pazienti, lórdi; e concedetemi di parlare. — Spiegatevi, gentiluomini: qual’è la ragione di questa inchiesta? perchè chiedete il combattimento, e con chi?

Ver. Con lui, milord, perchè ei mi ha fatto oltraggio.

Bass. Con lui, mio sovrano; perchè mi ha oltraggiato.

Enr. Qual è l’oltraggio di cui entrambi vi dolete? prima fatemelo noto, poscia risponderò.

Boss. Traversando il mare d’Inghilterra per venire in Francia, quest’uomo dalla lingua schemitrice mi ha rimproverata la rosa ch’io porto, non dubitando di dire che il colore di sangue delle sue foglie rappresenta il rossore che tingeva le gote del mio signore, in una contesa in cui egli si opponeva audacemente alla verità, in una contesa di giurisprudenza mossa dal duca di York. È per lavarmi dal suo odioso rimprovero, che invoco il privilegio della legge delle armi.

Ver. Ed io pure lo invoco, mio sovrano. Perocchè sebbene ostenti di colorire la sua audacia e le sue offese, sappiate che fu egli che mi provocò, e che primo avventò i suoi schemi alla mia rosa, dicendo che il pallore dì essa rivelava il debole cuore del mio signore.

York. Oh Sommerset, non cesserai tu mai di essere maligno?

Som. Siete voi, milord, la cui segreta invidia si manifesta ad ogni istante, in onta delle vostre destre cautele per dissimularla.

Enr. Buon Dio! Qual delirio insensato si impossessa degli uomini onde alimentare per cause sì leggiere, per pretesti tanto frivoli, odii profondi e insanabili! Nobili cugini di York e di Sommerset, calmate i vostri crucci, ve ne prego, e vivete in pace.

York. Prima un combattimento decida questa contesa, e poscia Vostra Maestà ne imporrà la pace.

Som. Questa contesa non concerne che noi soli; fra di noi adunque si definisca.

York. Ecco il mio guanto; accettalo, Sommerset.

Ver. No, concedete che venga discussa da noi.

Boss. Permettetecelo, mio onorevole signore.

Gloc. Permettervelo? Maledetti siano i vostri litigi, e i vostri audaci propositi! Vassalli presuntuosi, non arrossite di venire a infestare il re e noi con sì insolenti clamori? E penso che voi pure, miei lórdi, siate colpevoli nel tollerare i loro mutui e maliziosi rimproveri; e molto più ancora nei valervi delle