Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, V-VI.djvu/548


ATTO PRIMO 149


Giul. Le sue poche parole mostrano che il suo amore è ben piccolo.

Luc. Il fuoco più compresso è quello che brucia di più.

Giul. Non amano coloro che non fanno apparire il loro amore.

Luc. Ma anche meno aman quelli che un tal amore fanno apparire agli occhi di tutti.

Giul. Vorrei conoscere i suoi sentimenti.

Luc. Leggete questo foglio, signora.

Giul. A Giulia. Da chi viene?

Luc. Il contenuto ve lo chiarirà.

Giul. Di’, di’; chi te lo diede?

Luc. Il paggio di ser Valentino, mandato, io credo, da Proteo: voleva darlo a voi stessa, ma avendolo io incontrato, lo ricevei in vostro nome; vogliate perdonarmelo.

Giul. In verità per la mia modestia, siete un’eccellente negoziatrice! Come ardite voi ricevere lettere amorose, fermare segrete intelligenze e cospirare contro la mia gioventù? Credetemi, scegliete un bell’uffizio che a meraviglia vi si addice! Su via, ripigliate questa lettera; pensate a restituirla, o non venite mai più dinanzi a me.

Luc. Quando si serve l’amore si merita una ricompensa migliore che non è l’odio.

Giul. Volete uscire?

Luc. A fine che possiate meglio pensarvi. (esce)

Giul. E nondimeno vorrei aver letto quel foglio. Sarebbe ora vergognoso per me il richiamarla e il pregarla di commettere un fallo di cui l’ho garrita. Ma come è insensata! Sa che sono fanciulla, e non mi sollecita, non mi sforza a leggere quella lettera! Perocchè le fanciulle per pudore dicono no a ciò che più volentieri accetterebbero: oh Dio, qual vergogna! Quanto l’amore è fantastico e bizzarro! Ei somiglia ad un fanciullino capriccioso che bistratta la sua nutrice, e un istante dopo bacia la mano che l’ha punito. Con qual crudeltà ho cacciata Lucietta allorchè avrei desiderato che rimanesse qui! Con qual barbarie mi sono studiata di mostrarle una fronte torva, quando una gioia interna costringeva il mio cuore a sorridere! Ebbene il mio castigo sarà di richiamarla, e di chiederle perdono della mia follia. — Olà! Lucietta! (rientra Lucietta)

Luc. Che desidera Vossignoria?

Giul. È vicina l’ora del pranzo?

Luc. Vorrei fosse, onde poteste sfogare la vostra collera su le vivande, e non su la vostra fante.