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148 I DUE GENTILUOMINI DI VERONA

vostre lettere voi stesso: e così, signore, io mi raccomanderò al mio padrone.

Prot. Va, parti per salvare il tuo vascello dal naufrago che non può perire capendoti: sendo tu designato per una morte più secca in terra. Mi sarà forza mandare qualche miglior messaggiere perchè temerei che la mia Giulia non isdegnasse le mie lettere, ricevendole da così indegno mariuolo.

(escono)


SCENA II.

Il Giardino di Giulia

Entrano Giulia e Lucietta.

Giul. Dimmi, Lucietta, ora che siamo sole, mi consigli ad amare?

Luc. Sì, madonna; purchè vi apponiate a retta scelta.

Giul. Di tutti i vaghi gentiluomini che mi corteggiano, quale stimi tu il più degno d’amore?

Luc. Vogliate ripetermene i nomi, ed io vi aprirò la mia mente, leggera com’ella è.

Giul. Che dici tu del vago Eglamour?

Luc. È un aggraziato cavaliere, nobile, elegante e che ben favella; ma s’io fossi voi nol vorrei.

Giul. Che pensi del ricco Mercanzio?

Luc. Bene delle sue ricchezze; di lui non tanto.

Giul. Quale ti sembra il gentil Proteo?

Luc. Dio! Dio! come la follìa s’impossessa talvolta di noi!

Giul. Che vuoi tu dire? Perchè siffatta commozione al di lui nome?

Luc. Perdonatemi, cara signora; ma è vergognoso che io, così piccola come sono, giudichi con tanta arditezza così amabili signori.

Giul. Perchè non parli di Proteo come parlasti degli altri?

Luc. Perchè lo credo il migliore.

Giul. E la tua ragione?

Luc. Non ho che quella di una donna: credo così perchè credo così.

Giul. Mi consiglieresti dunque ad amarlo?

Luc. Sì, e non potreste por meglio il vostro amore.

Giul. Ma egli è il solo fra tutti che non abbia mai fatto alcuna impressione su di me.

Luc. Pure è fra tutti, io credo, quello che più vi ama.