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ATTO QUARTO
SCENA I
Una stanza del palazzo.
Entrano il re Enrico, Glocester, Exeter, York, Suffolk, Sommerset, Winchester, Warwick, Talbot, Il Governatore di Parigi ed altri.
Gloc. Lord vescovo, ponete la corona solla sua testa.
Win. Dio vi salvi, Enrico VL
Gloc. Ora, governatore di Paiigi, giurate (il Goveratore s'inginocchia) che non riconoscerete altro re che Enrico; né avrete altri amici chei1 suoi amici; altri nemici che i nemici suoi. Voi riempirete questi doveri, e così Iddio vi aiuti! (esce il Gov, col suo seguito; entra sir Giovanni Fastolfe)
Fast. Mio grazioso sovrano, mentre incedevo da Calais spronando il mio cavallo per assistere al vostro incoronamento, fu rimessa fra le mie mani questa lettera addirizzata a Vostra Maestà dal duca di Borgogna.
Tal. Obbrobrio al duca e a te! Vil cavaliere, ho giurato dì strappare la giarrettiera alla tua gamba fuggiasca appena ti trovassi, (gliela strappa) Tu eri indegno di essere innalzato a questo grado onorevole. Perdonate, mio re e voi lôrdi; quest’uomo vile e degenere, alla battaglia di Poitiers, allorché non aveva che sei mila uomini e i Francesi erano quasi dieci contr’uno prima che pur fossimo investiti, prima che un sol colpo fosse stato vibrato, è fuggito ignominiosamente. In quell’assalto perdemmo il fiore de’ nostri soldati, ed io stesso con molti altri gentiluomini fummo sorpresi, e fatti prigionieri. Giudicate ora, nobili lôrdi, se ebbi ragione di togliergli il grado, e se uomini tanto abbietti debbono portare questo fregio dei cavalieri.
Gloc. Vuol confessarsi, quell’opera fu infame; essa avrebbe disonorato un soldato comune, non che un cavaliere, un ufficiale, un capo.
Tal. Nei primi tempi in cui quest’ordine venne instituito, miei lórdi, i cavalieri della Giarrettiera erano di nascita illustre, prodi, generosi, e pieni di ardore, come uomini nati per venire a celebrità colle guerre; nè temevano la morte, né abbat-