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atto quarto 121

insensato, dìspreszate i miei studi, le mie osservazioni, che col suggello dell’esperienza confermano quanto ho letto; non vi fidate più della mia età, del mio ministero, della illibatezza mia, se vero non è che questa fanciulla è qui vittima innocente di qualche inganno fatale.

Leon. No, mio degno padre, ciò non può essere. Voi vedete che il solo pudore che le rimane è di non voler aggiungere l’orrore dello spergiuro al suo delitto che essa non isconfessa. Perchè cercate voi dunque di coprir di scuse la verità, che si mostra a nudo?

Il Frate. Signora, qual è l’uomo che siete accusata di amare?

Ero. Lo conosceranno coloro che mi accusano; io alcuno non ne conosco: e se v’è uomo ch’io conosca in guisa da patirne la mia modestia, possa ogni misericordia del Cielo essermi rifiutata! Oh! mio padre, provatemi che a ora indebita alcun uomo si sia mai intrattenuto con me, o che la notte scorsa io l’abbia passata in commercio di parole con alcuna creatura, e allora maleditemi, odiatemi, cruciatemi fino alla morte.

Il Frate. Il principe e Claudio sono acciecati da qualche strano errore.

Ben. Due di essi si attengono alle più strette leggi dell’onore; e se ingannata rimase la loro prudenza, la frode uscì dal cervello di don Giovanni il bastardo, il di cui spirito si adopera sempre in ordire scelleratezze.

Leon. Omai non intendo più nulla. Se quel che dicono di lei è vero, queste mani la faranno in brani, ma se oltraggiano il suo onore, il più superbo fra di loro ne risponderà a suo padre. Il tempo non ha ancora tanto attiepidito il mio sangue, l’età non ha ancora così offuscati i miei spiriti, la fortuna non mi è stata finora perversa al segno, e la mia condotta non mi ha ancora privato di amici in modo ch’io non possa, incitatovi da questa causa, riunir le forze del mio corpo, del mio spirito e de’ miei amici, per far scontare a quei barbari sì sanguinoso oltraggio.

Il Frate. Risguardate la cosa con occhio più sereno, e lasciatevi condurre dai miei consigii. I principi, uscendo, han veduta vostra figlia come morta. Nascondetela per qualche tempo a tutti, e annunziate ch’ella è morta veramente; mostrate tutti gli apparecchi del lutto, e sospendete all’antico monumento della vostra famiglia lugubri epitafii, osservando tutti i riti che son proprii dei funerali.

Leon. Qual effetto produrrà tal finzione? che ne risulterà?

Il Frate. Ora vel dico. Quest’espediente ben condotto muterà