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99 ATTO SECONDO


Claud. Gettate bene l’amo (a parte), il pesce resterà preso.

Leon. Quali effetti, signore? Ella si asside... e udiste mia figlia a narrarvi come.

Claud. Infatti essa lo disse.

D. Pedro. Come, come? ve ne prego. Voi mi fate meravigliare; io avrei creduto che i di lei spiriti fossero invulnerabili alle passioni.

Leon. Io pure l’avrei giurato, signore; e specialmente trattandosi di Benedick.

Ben. (a parte) Crederei tutto ciò un inganno, se quella barba bianca non vi entrasse: ma la frode non può celarsi sotto aspetto sì venerando.

Claud. (a parte) Ei mangia il veleno; spargetelo.

D. Pedro. Ha ella dichiarato il suo amore a Benedick?

Leon. No; e giura che non lo farà mai, e questo è appunto il suo tormento.

Claud. È vero, e vostra figlia lo attesta. Debbo io, essa dice, scrivere ad un uomo che l’amo, dopo avergli mostrato spesso tanto disprezzo?

Leon. Quest’è quel ch’ella dice allorchè comincia a scrivere: poi si alza venti volte la notte e siede in camicia, finchè ha empito di caratteri un foglio. Mia figlia mi racconta tutto ciò.

Claud. Ah poichè parlate di fogli, cotesto mi mette in mente una vaga burla che vostra figlia ne esponeva non ha molto.

Leon. Ah sì!... quand’ella ebbe scritto e stava rileggendo trovò i nomi di Beatrice e di Benedick che si combaciavano.

Claud. E allora?

Leon. Oh! allora strappò la lettera in mille brandelli, e si sdegnò con se stessa per essere tanto immodesta da scrivere ad un uomo ch’ella ben sapeva l’avrebbe beffata. Io lo giudico, ella disse, da me; perocchè io lo schernirei se egli mi scrivesse, quantunque lo ami.

Claud. E quindi cadde genuflessa, pianse, singhiozzò, si battè il petto, si stracciò i capelli, pregò, maledì, sclamando: o dolce Benedick! Dio mi dia pazienza!

Leon. Tale è il suo stato, secondo la narrazione; e l’amore l’ha tanto vinta, che mia figlia teme ch’ella non ne venga a qualche estremo disperato. Quanto vi dico è vero.

D. Pedro. Se persiste nel tener segreta la sua passione a Benedick, sarebbe bene che qualcun altro ne lo avvertisse.

Claud. A qual fine? Ei non ne trarrebbe che argomento di riso, e tribolerebbe di più quell’infelice.