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90 | MOLTO STREPITO PER NULLA |
Beat . Vi fu detto dunque ch’io era sprezzante, e che prendevo il mio spirito dalle cento liete novelle? Fu certo il signor Benedick che vi disse ciò.
Ben. Chi è egli?
Beat. Son sicura che lo conoscete abbastanza bene.
Ben. No, credetemi.
Beat. Non vi fece egli mai ridere?
Ben. Ve ne prego, chi è?
Beat . Il buffone del principe; un insulso cianciatore, tutto il cui ingegno sta nello spargere maldicenze assurde. Non vi sono che i libertini a cui possa talentare la sua compagnia; e colla sua insolenza egli sa piacer loro, e quindi insultarli. Di lui si ride, e talvolta vien bastonato. Son certa che è qui, e vorrei che mi venisse vicino.
Ben. Dacchè conoscerò codesto gentiluomo gli parteciperò quello che mi avete detto.
Beat. Fatelo, fatelo: ei vibrerà su di me uno o due dardi che, se non notati, o non applauditi, lo immergeranno in malinconia. (musica al di denaro) Bisogna seguir la folla che ci trascina.
Ben. In ogni cosa buona.
Beat. Se ne conducesse al male la lascierei alla prima cantonata. (danza; quindi escono tutti, tranne don Giovanni, Boracchio e Claudio) D. Pedro. Certo, mio fratello è innamorato di Ero, ed ha condotto il di lei padre a parte per dichiarargli la sua passione. Le signore lo seguono, e non resta che una maschera.
Bor. E questa è Claudio: lo conosco al portamento.
D. Gio. Non siete voi il signor Benedick?
Claud. Ben v’apponete: son quegli.
D. Gio. Signore, voi siete molto innanzi nelle buone grazie di mio fratello; egli è invaghito di Ero. Vi prego di distoglierlo da quell’amore. Ero non gli è eguale per nascita: e voi potete far qui la parte di un onest’uomo.
Claud. Come sapete ch’ei l’ami?
D. Gio. L’udii giurarle la sua affezione.
Bor. Così io pure intesi; ed ei soggiungeva che l’avrebbe sposata questa notte.
D. Gio. Andiamo al banchetto. (esce con Bor.)
Claud. Così io rispondo sotto il nome di Benedick; ma è l’orecchìo di Claudio che ha intese queste fatali novelle! Nulla è più sicuro; il principe vagheggia Ero per sè. In tutte le cose