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Sim. Pregovi, signore, non era la zingana di Brentford?

Fal. Sì, guscio di conchiglia: che vuoi da lei?

Sim. Il mio padrone, signore, il mio padrone Slender mandommi ad essa, vedendola traversare le strade, per sapere se un certo Nim, che gli rubò una catena, ha la catena o no.

Fal. Parlai di ciò colla vecchia.

Sim. E che diss’ella, ve ne prego?

Fal. Disse che lo stesso uomo che ingannò messer Slender per la sua catena, fu quello appunto che gliene derubò.

Sim. Vorrei aver parlato colla vecchia in persona; avevo altre cose da chiederle per parte di lui.

Fal. Quali sono? Dille.

Ost. Sì, presto.

Sim. Non posso nasconderle, signore.

Fal. Nascondile, o muori.

Sim. Perchè, signore, esse non concernono che miss Anna Page; e si vorrebbe sapere se toccherà o no al mio padrone.

Fal. È la sua fortuna.

Sim. Quale, signore?

Fal. L’ottenerla o il non ottenerla. Va, di’ che la vecchia così mi disse.

Sim. Posso io essere tanto ardito da ridir ciò, signore?

Fal. Certo; puoi giungere a tanto.

Sim. Ringrazio vossignoria: rallegrerò il mio padrone con queste novelle. (esce)

Ost. Sei astuto, sei astuto, sir Giovanni: entrò davvero una vecchia da te?

Fal. Sì, sì, mio oste; una vecchia che mi comunicò più spirito che mai non ne avessi in mia vita; e non pagai nulla per acquistarlo, che anzi ne fui pagato1. (entra Bardolfo)

Bard. Oimè, signore! Furto! puro furto!

Ost. Dove sono i miei cavalli? Rendimi buon conto d’essi, garzone.

Bard. I ladri se li portano via: poichè appena avevamo passato Eton che l’uno di essi, nella groppa di cui mi stava, mi gettò in un padule; e poscia si diedero a correre disperatamente, come tre diavoli tedeschi, tre dottori Fausti.

Ost. Saranno iti incontro al loro duca, scellerato: non dir che sian fuggiti; i Tedeschi son uomini onesti. (entra sir Ugo Evans)

Ev. Dov’è il mio oste?

Ost. Che volete, signore?

  1. Alludendo alle percosse aviute.