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60 LE ALLEGRE FEMMINE DI WINDSOR

rapirla durante il tumulto per andarla a sposare a Eton. — Su dunque, mandate ad avvertire Falstaff.

Ford. Io ritorno da lui col mio nome di Brook: ei mi rivelerà tutti i suoi disegni, e verrà certo.

'Mis. Page. Non ne dubitate: ite intanto a provvederci i nostri abiti da Fate.

Ev. Poniamoci all’opera: è un’ammirabile beffa ed anche molto onesta. (esce con Page e Ford)

Mis. Page. Andate, mistress Ford, mandate tosto da sir Giovanni per conoscere le sue disposizioni. (esce mis. Ford) Io me ne andrò dal dottore: egli ha il mio assenso e niuno fuori che lui deve sposar Anna. Quello Slender, sebbene ricco, non è che un idiota; nondimeno mio marito lo predilige. Il dottore ha denaro, e amici potenti in Corte; egli, niun altro che egli avrà mia figlia, quand’anche ventimila partiti più degni me la chiedessero. (esce)

SCENA V.

Una stanza nell’albergo della Giarrettiera.

Entrano l’Oste e Simple.

Ost. Che vuoi, furfante? Che cerchi? Parla presto, sollecito; via, di’, esponi.

Sim. In verità, messere, vengo a parlare con sir Giovanni Falstaff, per parte del signor Slender.

Ost. Quella è la sua camera, la sua casa, il suo castello, il suo letto, il suo tutto; sulla muraglia vi è dipinta la storia del figliuol prodigo. Va, batti e chiama; ei risponderà come un antropofago: va, batti, dico..

Sim. Una donna vecchia e pingue è andata in quella stanza; io avrò l’arditezza, signore, di star qui finchè ella discenda: veramente è a lei che debbo favellare.

Ost. Una donna pingue! il cavaliere potrebbe essere derubato: corro a chiamarlo. — Ardito cavaliere! ardito sir Giovanni, parla dal profondo de’ tuoi bellici polmoni; sei tu costà? È il tuo oste, il tuo Efesiano, che ti appella.

Fal. (dal disopra) Che vuoi, oste?

Ost. V’è un Boemo-Tartaro che aspetta la discesa della tua vecchia: fa che venga, o fiore de’ prodi; le mie stanze sono onorate: vergogna al monopolio. (entra Falstaff)

Fal. Eravi, mio oste, una vecchia dianzi con me; ma è ita.