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58 | LE ALLEGRE FEMMINE DI WINDSOR |
SCENA III.
Una stanza nell’albergo della Giarrettiera.
Entrano l’Oste e Bardolfo.
Bard. I Tedeschi desiderano tre de’ vostri cavalli: il duca stesso verrà dimani a Corte, ed essi vanno ad incontrarlo.
Ost. Che duca è questo che viaggia con tanta segretezza? Non udii parlare di lui: vuo’ intendere questi gentiluomini; conoscono l’inglese?
Bard. Sì, corro a chiamarla.
Ost. Avranno i miei cavalli, ma li pagheran bene: è una settimana che mi empiono la casa; e per essi non ho potuto dar incetto ad altri ospiti: il computo sarà glorioso. Vieni con me. (escono)
SCENA IV.
Una stanza nella casa di Ford.
Entrano Page, Ford, mistress Page, mistress Ford, e sir Ugo Evans.
Ev. È una delle migliori donne ch’io abbia mai conosciuto.
Pag. E vi mandò in pari tempo questa lettera ad entrambe?
Mis. Page. Nel medesimo quarto d’ora.
Ford. Perdona, mia sposa: di qui innanzi voglio piuttosto sospettare il sole di freddezza, che te d’infedeltà: ora la certezza del tuo onore è fatta in me sì salda, che lo saprei difendere fino alla morte.
Pag. Sta bene, sta bene; non più. Non siate ora così eccedente in proteste quanto lo eravate in offese. Pensiamo alla nostra trama. Le nostre mogli propongono d’invitare il vecchio pazzo a un ultimo colloquio. Se egli è tanto stolto da arrendervisi, in qual guisa faremo pubblica la sua pazza audacia?
Ford. Non v’è miglior via di quella da loro stesse imaginata.
Pag. Come! mandargli a dire di venir nel parco a mezzanotte? Oh! ei non verrà.
Ev. Voi dite che è stato gettato in una fossa, e poi battuto come una vecchia: mi pare che ciò debba averlo atterrito abbastanza per non venire, e che la sua carne sia stata abbastanza punita per non sentir più desiderii.