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ATTO TERZO 49


Ford. E vi cercò egli senza potervi trovare?

Fal. Uditemi. Per buona fortuna alcuni minuti prima era giunta mistress Page, che ne aveva prevenuti dell’arrivo di Ford, ond’io per di lei consiglio, mentre l’altra era tutta turbata, entrai in un cesto da biancheria.

Ford. In un cesto!

Fal. Sì, pel Signore! in un cesto: e dopo essere stato coperto di camicie, calze, mantili e lenzuola sucide e brutte, lui.. non se ne parli altro.

Ford. E quanto rimaneste là?

Fal. Udite, messer Brook, quel che ho sofferto per indurre, per ben vostro, quella donna al male. Essendo così soffocato in nel cesto, una coppia di furfanti di Ford furono chiamati dalla loro signora, onde trasportarmi come biancheria immonda alle fosse dell’imbianchitrice: essi mi presero in spalla, e non avevamo ancora varcata la soglia, allorchè il geloso marito ci si fa incontro, e chiede parecchie volte che cosa si contenesse nel cesto: io tremava a verga a verga, imaginando che il bizzarro sospettoso non volesse frugarvi; ma il fato, che lo vuole coperto di disonore, gli rattenne la mano: quindi egli inoltrò da una parte per le sue ricerche, io esciì dall’altra. Ora seguite il filo, messer Brook. Io soffrivo le angoscio di tre morti differenti: prima un’intollerabile tema di essere scoperto dal nostro animale geloso; poi l’agonia di un cruciato, rattorto dalla testa ai piedi come una lama di Spagna; infine il pericolo di restare affogato sotto l’impuro fardello che mi opprìmea. Imaginate un uomo della mia pinguedine posto sotto tal torchio: imaginatelo; e ditemi se non fu miraci che io escissi a salvamento. Poi nell’istante del massimo calore, allorchè come burro e neve mi disfacevo, sento un movimento... ed eccomi gettato nel Tamigi, sommerso in un fiume agghiacciato, e ciò nel momento proprio in cui il mio corpo fumava come una fornace! Pensate a questo, messer Brook.

Ford. In verità, signore, son dolente che per mia cagione abbiate patito tanto; le mie preghiere, lo veggo, son disperate: e voi non intraprenderete più nulla.

Fal. Messer Brook, vorrei essere gettato entro l’Etna, come lo sono stato nel Tamigi, prima di abbandonare siffatta impresa. Suo marito è andato questa mattina a caccia: ho ricevuto da lei un’altra ambasciata, e fra le otto e le nove dobbiamo vederci.

Ford. Le otto son già passate, signore.

Fal. Veramente? Mi appresterò dunque pel mio ritrovo. Ve