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36 | LE ALLEGRE FEMMINE DI WINDSOR |
Ev. Iddio, nella sua misericordia, ne impartisca a tutti la sua benedizione!
Shall. Ma che è quello ch’io veggo sotto il vostro braccio? la spada? Studiate voi forse l’oratoria e la scherma, ottimo parroco?
Pag. Sempre giovine, sir Ugo. In giubboncello e brache corte in dì sì umido?
Ev. Sonvi cagioni per ciò.
Pag. Siam venuti da voi, degno parroco, per compiere un’opera buona.
Ev. Quale opera?
Pag. Un uomo che lasciammo testò lagnavasi di grave insulto patito; egli esciva dai limiti della moderazione, oltre quanto potreste credere.
Shall. Sono passati settanta inverni e più sopra questa mia lesta canuta: e nondimeno non ho mai veduto un uomo della sua gravità e della sua scienza obbliare così ciò ch’ei deve a se medesimo.
Ev. Chi è egli?
Pag. Credo che lo conosciate; è messer Cajus, il celebre medico francese.
Ev. Pel regno di Dio! vorrei piuttosto che mi parlaste di una minestra di patate.
Pag. Perchè?
Ev. Ei non conosce sillaba d’Ippocrate, nè di Galeno, ed oltre ciò è un malandrino; un codardo malandrino, quanto potreste imaginarlo.
Pag. Io ve ne assicuro, questi è l’uomo che doveva combattere con lui.
Slen. Oh, dolce Anna Page!
Shall. Infatti le sue armi lo dichiarano. — Gettatevi fra di loro; s’avanza il dottor Cajus. (entrano l’oste, Cajus e Rugby)
Pag. Su, buon parroco, riponete la vostra arma.
Shall. Fatene altrettanto, buon dottore.
Ost. Disarmiamoli e lasciamoli contendere; conservino le membra intere, e mutilino il nostro idioma.
Ev. Vi supplico di darvi pace. Io venni in tempo.
Caj. Pel Cielo! siete un codardo, un cane, una scimmia.
Ev. Ve ne supplico, non diveniamo la pietra dello scandalo, nè lo zimbello altrui: desidero la vostra amicizia, e in un modo o nell’altro vi farò fare ammenda. Vuo’ rompervi il capo col mio bastone per insegnarvi ad essere esatto.