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32 | LE ALLEGRE FEMMINE DI WINDSOR |
metterò il villano a dovere, e se voi avrete cara della sua donna. Venite da me in prima sera. Ford è un mariuolo, ed io voglìo accrescere i suoi titoli; voi, messer Brook, lo conoscerete per uno scornato furfante. Venite da me al crepuscolo. (esce)
Ford. Vile epicureo, scellerato mostro! Il mio cuore sta per scoppiare dalla collera. — Chi dice che improvvida è la gelosia? Mia moglie ha mandato da costui, l’ora è fermata, l’accordo stretto! Avrebbe alcuno potuto pensarlo? Oimè quale inferno è l’avere una donna mendace! Il mio talamo sarà contaminato, il mio scrigno manomesso, la mia riputazione offesa; ed io debbo non solo sobbarcarmi a tanta infamia, ma udirne anche i nomi abbominevoli, e per bocca di colui che mi fa oltraggio! Oh nomi spaventevoli, in paragone di cui, quelli di Satana, di Lucifero e di Belzebù divengono dolci! Codesti almeno son nomi di demonii, ma gli altri... dai demonii stessi sarebbero ripudiati. Page è un ciuco, sicuramente un ciuco; ei confida in sua moglie, non vuol essere geloso: io vorrei piuttosto affidare il mio burro a un fiammingo, il mio formaggio a un parroco gallese, la mia acquavita a un uomo d’Irlanda, o le mie ricchezze ad un ladro, che la mia sposa a se stessa: perocchè la donna quando è sola medita, trama, mulina, e ciò che concepisce eseguirà, dovesse andarne di mezzo il suo cuore. Sia lodato il Cielo d’avermi reso geloso! Alle undici è il ritrovo; li preverrò, smaschererò mia moglie, mi vendicherò di Falstaff e riderò di Page. Si vada. Meglio tre ore prima che un minuto dopo. Vergogna, vergogna, non cuoprirmi del tuo orribile manto. (esce)
SCENA III.
Il parco di Windsor.
Entrano Cajus e Rugby.
Caj. Giovanni Rugby!
Rug. Signore.
Caj. Che ora è?
Rug. È passata l’ora appuntata da sir Ugo.
Caj. Pel Cielo! ei s’è salvata l’anima non venendo; ha letto bene nella sua bibbia per non venire. Pel Cielo! Rugby, ei sarebbe morto se fosse venuto.
Rug. È savio, signore; immaginò che vossignoria volesse ucciderlo, e non venne.