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22 | LE ALLEGRE FEMMINE DI WINDSOR |
Miss. Ford. V’è un piccolo ritegno che mi vieta di salire a un grande onore.
Miss. Page. Non attendete alle cose piccole, vicina, e prendete l’onore. Quale è esso? Lasciate gli scrupoli; quale è esso?
Miss. Ford. Se volessi soltanto andar all’inferno, per un momento eterno potrei divenir cavaliera.
Miss. Page. Che? Mentite, sir Alice Ford! Untai cavaliere non sarebbe accettato; e voi perciò non ledereste gli stemmi dei gentiluomini.
Miss. Ford. Ve ne darò prova più limpida del dì. Leggete qui, leggete; vedete come potrei entrare negli ordini della cavalleria. Un tale esempio mi farà pensar male degli uomini pingui, finchè avrò gli occhi. Questi nondimeno sembrava non osar di giurare; lodava la modestia delle donne, e offriva tali apparenze di condotta, che avrei giurato che i suoi sentimenti s’accordassero colle sue parole: ma non hanno insieme alcuna attinenza, e gli uni alle altre non si conformano più che nol facciano i cento salmi al tuono delle maniche verdi1. Qual tempesta ha fatto scoppiare sulla nostra terra di Windsor quella balena che porta tante tonnellate d’olio nel ventre? Come mi vendicherò di lui? Credo che la miglior via sia di sojarlo fino a che l’impuro fuoco della sua libidine lo abbia distrutto. — Udiste mai nulla di simile?
Miss. Page. Lettera per lettera; colla sola differenza che v’è fra il nome di Page e quello di Ford. A vostro gran conforto voi non siete in questo mistero onorata sola della sua cattiva opinione; eccovi un’altra lettera: mala vostra soltanto partecipa ai frutti, perocchè la mia non vi pretende. Vi do fede ch’egli ha un migliaio di tali epistole scritte collo spazio in bianco dei diversi nomi; e queste sono di seconda edizione. Ei le stamperà senza dubbio: poichè ne vuol mettere entrambi sotto i torchi, e gli è indifferente la scelta. Vorrei piuttosto essere una gigantessa, e giacermi sotto il monte Pelia. Ma è più facile il trovare venti tortore lascive che un uomo casto.
Miss. Ford. Davvero, è la stessa mano, le stesse parole. Che pensa ei dunque di noi?
Miss. Page. Non so; ma tal cosa mi farebbe quasi sdegnare colla mia onestà. Vuo’ esaminare me stessa, come cosa sconosciuta; perocchè certo se non avesse veduta in me qualche pecca, che io ignoro, non si sarebbe mai avventurato
- ↑ Canzone.