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14 | LE ALLEGRE FEMMINE DI WINDSOR |
Slen. Mistress Anna, voi stessa sarete prima.
Ann. Non io, signore. Pregovi, ite voi.
Slen. Affè, ciò non accadrà; non proromperò in tale oltraggio.
Ann. Ve ne prego, signore.
Slen. Sarò piuttosto incivile che impronto. L’insulto procede da voi medesimi.
(escono)
SCENA II.
La stessa.
Entrano sir Ugo Evans e Simple.
Ev. Seguite la vostra via, e chiedete della casa del dottor Cajus. Una certa mistress Quickly vive colà, riempiendovi gli ufficii di nudrice, di cuoca, di lavandaia, di guattera e di imbianchitrice.
Sim. Sta bene, signore.
Ev. No, non sta bene ancora: datele questa lettera; perocchè è una donna che conosce mistress Anna Page; e questa lettera tende a porla nelle nostre vedute rispetto al matrimonio che stiamo combinando. Pregovi, siate sollecito; vo’ a finire il mio pranzo; vi sono anche i pomi e il formaggio.
(escono)
SCENA III.
Una stanza nell’albergo della Giarrettiera.
Entrano Falstaff, l’Oste, Bardolfo, Nim, Pistol e Robin.
Fal. Oste mio della Giarrettiera.....
Ost. Che dice la mia torre? Parla da scolare e da savio.
Fal. In verità, mio oste, bisogna ch’io licenzi qualcuno dei miei seguaci.
Ost. Cacciali, mio grand’Ercole; cacciali e trottino.
Fal. Sto qui per dieci lire la settimana.
Ost. Tu sei un imperatore. Cesare, Cisara e Sisara; terrò meco Bardolfo: ei caverà vino, e forerà le botti; dico io bene, mio Ettore?
Fal. Fatelo, buon oste.
Ost. Ho parlato; ei può seguirmi. Ti farò vedere spumar la birra e il vino. Son di parola, vien meco. (esce)