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ATTO SECONDO 31

tempo dopo, allorchè Enrico V succedendo al suo genitore Bolingbroke, regnò, tuo padre, il conte di Cambridge, che discendeva dal celebre Eduardo Langely duca di York, sposò mia sorella,, che fu tua madre. Commosso di pietà pel mio crudele infortunio, ei raccolse un nuovo esercito, sperando togliermi alla mia prigionia, e cinger la mia fronte col diadema: ma quel generoso fu pure vinto come gli altri, e morì decapitato. Ecco come i Mortimeri, sopra de’ quali riposava questo titolo, sono stati distrutti.

Plan. E voi, milord, voi siete l’ultimo del loro nome?

Mor. Sì; e tu vedi ch’io non ho alcuna posterità, e che la mia voce mancante mi avverte della mia prossima morte. Tu sei mio erede: io fo voti perchè tu raccolga i diritti che ti competono per tal titolo: ma sii cauto, te lo consiglio.

Plan. I vostri savii suggerì molti hanno su di me un giusto impero: nondimeno e’ parmi che la morte di mio padre non fosse che un atto di tirannide sanguinosa.

Mor. Mantieni il silenzio, mio nipote, e adopera con saggia politica. La casa di Lancastro è solidamente fondata, nè più facile è a smoversi dal trono che nol sia una montagna dalla sua base. — In questo momento tuo zio sta per lasciare questa vita, come i principi lasciano le loro corti, allorchè stanchi sono di un lungo soggiorno in uno stesso luogo.

Plan. Oh, mio zio, come vorrei, a costo di una parte de’ miei giovani anni, allontanare il termine della vostra vecchiezza!

Mor. Il tuo voto è barbaro come l’omicida che dà mille colpi di pugnale, allorchè può togliere la vita con un solo. Non addolorarti, o non proverai dolore che del bene mio. Dà soltanto gli ordini opportuni per le mie esequie: addio; tutte le tue speranze si compiano, e il corso di tua vita sia felice in pace e in guerra!

(muore)

Plan. La pace guidi l’anima tua che si diparte da questo mondo! Tu hai compito il tuo pellegrinaggio in una prigione, e come un remito vi finisci i tuoi dì. — Io mi terrò i tuoi consigli nel petto; i disegni concepiti nella mia mente vi si celeranno in silenzio. — Carcerieri, recate lungi di qui il suo corpo; vedrò con minor dolore i suoi funerali, che la sua trista vita. — (escono i Car. portando Mor.) Qui si estingue la lampada dei giorni di Mortimero, vittima dell’ambizione di lórdi efferati; in quanto alle ingiurie che Sommerset ha fatto alla mia casa, spero di cancellarle con onore, e per tal fine volo al parlamento. Così, o ristaurato io verrò in tutti i miei antichi gradi, o farò de’ miei mali lo sgabello delle mie fortune. (esce)