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386 IL RE ENRICO VIII — ATTO QUINTO


Enr. Voi ci annunziate alti prodigi.

Cran. Ella avrà per bene dell’Inghilterra lunga vita: molti giorni vedran regnare questa principessa, e uno non ne passerà, che non sia coronato da qualche opera memorabile. Oimè! piacesse a Dio che la mia previdenza non andasse più lungi nell’avvenire! Ma ella deve morire, è forza; è forza che gli angeli la posseggano a loro volta. Ma vergine lascierà la terra, come un giglio puro e intemerato, e l’universo ne sarà mesto.

Enr.. Oh, lord arcivescovo, è per te che io comincio ad esistere: non mai prima della nascita di questa fanciulla io aveva fruito d’alcun bene. Questi oracoli consolatori mi han cod allietato, che allorchè sarò in Cielo sentirò ancora il bisogno di guardare alle opere di questa principessa sulla terra per benedire con doppia effusione l’autore dell’esser mio. — Ricevete tutti i miei ringraziamenti. — Ho grandi obbligazioni a voi, lord Prefetto, e a voi degni colleghi: io mi reputo molto onorato della vostra presenza, e ve ne sarò riconoscente. — Lord, riconducete il corteggio. — Voi dovete visitare la regina che debbo del pari ringraziarvi, e che se non vi vedesse infermerebbe. In questo giorno alcuno di voi non pensi alle opere di sua casa: restar dovete tutti con me. Quest’amabile fanciulla richiede che questo dì vada feriato.

(escono)


EPILOGO.

V’è dieci a porre contr’uno che questo dramma non piacerà a tutti gli ascoltatori qui radunati. Alcuni vengono per riposarsi dalle fatiche del giorno e a dormire per un atto o due; e a questi temiamo aver turbati i sonni col remore delle nostre trombe, per cui non si staranno dal dire che questa composizione non vai nulla; altri poi vengono per udire i motteggi avventati ai grandi e ai piccoli, e per gridare: vi è sale! Ma dì tali modi noi siamo stati parchi, onde tutto il bene che potremo sperare si dica di questo lavoro, dipende unicamente dalla tempera tenera e sensibile delle donne virtuose, avendogliene noi una mostrata di tal carattere. Se esse sorridono e dicono: potrebbe esser peggio, so che fra poco avrem dalla nostra quanto v’è di meglio fra gli uomini. Avvegnachè è un gran rischio, e bisognerebbe bene che fossimo sfortunati, se essi s’ostinassero a riprenderci, allorchè le belle comandassero loro di applaudirci.

FINE DEL DRAMMA E DEL VOLUME QUINTO.