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30 | IL RE ENRICO VI |
che le pene di quel giovine fossero egualmente al loro termina e ch’ei potesse ricuperare tutto ciò che ha perduto.
(entra Riccardo Plantageneto)
1° Car. Milord, vostro amato nipote è venuto.
Mor. Riccardo Plantageneto, mio amico, è egli venuto?
Plan. Sì, mio nobile zio, il vostro nipote Riccardo, si indegnamente manomesso, è giunto.
Mor. Guidate le mie braccia, ond’io possa stringerlo al mio cuore, ed esalare nel suo seno il mio ultimo sospiro. Oh! ditemi quando le mie labbra saranno vicine a toccar le sue gote, onde io possa raccogliere tutte le mie forze per dargli un bacio. — Tu narrami poi, caro rampollo dell’illustre ceppo dei York, a quali nuovi oltraggi sei andato soggetto?
Plan. Cominciate dall’appoggiarvi sul mio braccio, e poscia potrete udire il racconto dei miei mali. — In questi giorni avvenne un litigio fra me e Sommerset; e nel calore di quello, ei mi rimproverò la morte di mio padre. Tale rimprovero mi chiuse la bocca; diversamente avrei respinta l’ingiuria coll’ingiuria. Perciò, amato zio, in nome di mio padre, per l’onore di un vero Plantageneto, e in contemplazione del nostro affetto, vogliate dichiararmi per qual cagione il conte di Cambridge, mio padre fu decapitato.
Mor. La stessa cagione abborrita, mio nipote, che mi ha fatta stare per tutto il corso di mia florida giovinezza in una odiosa prigione, in preda al dolore e alla noia, fu pure quella della sua morte.
Plan. Degnatevi esplicarvi meglio, avvegnachè io stommi nella più completa ignoranza, e nulla posso divinare colle congetture.
Mor. Lo farò se mi rimane ancora bastante lena, e la morte non interrompe il mio racconto. — Enrico IV, avolo del re, depose suo cugino Riccardo, figlio di Eduardo primogenito, ed erede legittimo del trono, su di cui assiso si era per tanti anni suo padre. Durante il di lui regno, i Percy del Nord, reputando la sua usurpazione altamente ingiusta, si sforzarono di portarmi al trono. La ragione che spinse quei bellicosi lórdi a tale impresa fu che il giovine e buon Riccardo così allontanato, e non lasciando alcun erede di sua schiatta, io solo gli succedeva per nascita e parentado. Io discendo, dal lato materno, da Lionello duca di Clarenza, terzo figliuolo di Eduardo: ed egli da Giovanni di Gaunt, e non è che il quarto di quell’eroica stirpe. Ma ascolta: nella grande e difficile opera con cui tentavano di porre sul trono l’erede legittimo, io perdei la libertà, ed essi la vita. Lungo