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380 IL RE ENRICO VIII


Gar. (alle guardie) Resta a voi affidato: sia condotto con sicurezza alla Torre.

Cran. Fermatevi, miei buoni signori: ho anche una parola da dirvi. Gettate gli occhi su quest’anello: col privilegio di esso io strappo la mia causa dagli artigli d’uomini crudeli, o la rimetto fra le mani del più integro dei giudici, fra quelle del re mio signore.

Can. È l’anello del re?

Sur. Non è falsato?

Suff. È il vero anello, ne attesto il Cielo. Io ben vel dissi a tutti allorchè cominciammo a volgere questa pietra pericolosa, ch’ella alfine sarebbe caduta sulle nostre teste.

Nor. Credete voi, miei lórdi, che il re permetta che si tocchi soltanto un dito a questo uomo?

Can. Ora apparisce quanto sta a cuore di Sua Maestà la costui salute! Vorrei non essermi immischiato in questo negozio.

Crom. Cercando di raccogliere vani propositi e informazioni contro quest’uomo la di cui probità non può avere altri invidiosi che Satana e i suoi addetti, la mia anima mi diceva che accendevate la scintilla che vi abbrucia. Pensate ora a difendervi.

(entra il Re lanciando intorno sguardi sdegnosi e va ad assidersi sul suo trono).

Gar. Temuto sovrano, quanto debbo ringraziare il Cielo che ei ha dato un sì gran principe, un re sì savio, sì buono, sì religioso, che degli onori della santa Chiesa fa la sua precipua gloria, e che per afforzare questo suo dovere coll’esempio del più tenero rispetto viene egli stesso in persona a sedere in questo Consiglio per udirvi la causa che si dibatte fra lei e il suo grande e colpevole nemico.

Enr. Vescovo di Winchester, voi foste sempre esimio nel tessere lodi improvvise. Ma vi sia noto che non vengo qui oggi per udirmi addirizzare tali adulazioni: è un velo troppo turpe e d’altra parte troppo lieve per nascondere le opere die mi offendono. Il vostro artifizio non giunge fino a me: voi compite la parte del vile ipocrita, e sperate di sedurmi: ma in qualunque guisa adopriate, son certo d’una cosa, che voi siete cioè d’una tempra crudele e sanguinaria. — Uomo onesto, (a Cran.) assidetevi. Vediamo ora se il più superbo di costoro oserà muovere un dito contro di voi. Per tutto ciò che v’è di più sacro, meglio sarebbe per lui morir di miseria, che aver soltanto il pensiero che questo seggio non v’appartenga.

Sur. Se piacesse a Vostra Grazia...