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IL RE ENRICO VIII - ATTO QUINTO 373

e Cromwell, le due braccia di quella donna, non dormano con lei nella tomba.

Lov. Sapete, signore, che parlate dei due più illustri personaggi del regno? Cromwell, oltre all’ufficio di gran mastro dei gioielli della corona, è stato fatto guardasigilli e segretario del re, ed è sulla via che conduce a più cospicue dignità ancora, dignità che non possono sfuggirgli, e che il tempo accumulerà sopra di lui. — L’arcivescovo poi è mano e voce del monarca; e chi sarà abbastanza ardito per profferire una parola contro uomini così potenti?

Gar. Sì, sì, sir Tommaso, molti vi saranno che l’oseranno; ed io stesso mi sono arrischiato ad esporre il mio pensiero su quest’ultimo; e in questo medesimo giorno, posso dirvelo, credo essere riescito abbastanza a svegliare l’attenzione dei lórdi del Consiglio, dicendo loro che quell’uomo è un eretico, una peste che insozza il regno. Infiammati da quest’accusa, essi han rotto il silenzio, e han dichiarati i loro sentimenti al re, che ha così bene porto l’orecchio alle loro unanimi querele, che, prevedendo le crude sventure che le nostre rimostranze gli ponevano sott’occhio, ha ordinato che citato ei venga dimani innanzi al Consiglio. È una spina malefica, sir Tommaso, che bisogna sradichiamo. Ma io vi trattengo di troppo; e le vostre cose incalzano. Buona notte, sir Tommaso.

Lov. Buona notte, milord; rimango vostro servitore.

(Gard. col suo paggio esce; e mentre Lovell sta per andarsene da un’altra parte entrano il Re e il duca di Suffolk).

Enr. Carlo, non voglio più giuocare per questa notte: la mia mente è distratta, e siete troppo forte per me.

Suff. Sire, non vi avevo mai vinto prima di questa sera.

Enr. O almeno poche volte; e non mi vincereste, se potessi tener ferma la mia attenzione. — Ebbene, Lovell, quali notizie della regina?

Lov. Io non potei personalmente dirle quello che m’imponeste, ma lo commisi ad una delle sue donne, che mi ha riportati i suoi ringraziamenti colle parole più umili. Essa raccomanda a Vostra Maestà di pregare per lei.

Enr. Che dici? Pregare per lei? È ella nel parto?

Lov. Le sue dame me lo assicurarono, e mi dissero che i suoi dolori erano così violenti, che ognuno d’essi era quasi una morte.

Enr. Oimè! povera signora.

Suff. Dio la sollevi e addolcisca i suoi mali, onde allietare Vostra Maestà col presente di un erede.