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ATTO TERZO | 363 |
più menzione di me in questo mondo, di’ che ti ho dato un’utile lezione; di’ che Wolsey, che procedè un tempo pei sentieri fulgidi della gloria, che scrutò tutti gli abissi, tutti gli scogli delle dignità, ti ha aperto nel suo naufragio una via per innalzarti, e una via sicura e infallibile, sebben da essa si sia ei medesimo allontanato. Pensa alla mia caduta, e a ciò che ha causato la mina mia, e scaccia dal tuo cuore ogni ambizione. Fu per questo peccato che gli angeli precipitarono; e come mai l’uomo, imagine del suo Creatore, potrebbe con esso prosperare? Non intendere al tuo bene che dopo quello degli altri. Ama chi ti odia: il vizio e la corruzione non si cattivano un maggior numero di cuori, che l’onestà e la virtù. Reca sempre la pace nella tua mano destra per far tacere l’invidia. Sii giusto, e non temer nulla: i fini a cui muovi siano ognora il bene del tuo paese, la gloria di Dio e della verità. Se allora cadi, Cromwell, perirai martire avventurato. Servi sempre il tuo re, e comincia dal farlo, venendo nel mio palagio per prendervi nota di tutto quello che io posseggo fino all’ultimo obolo: tutto appartiene al re: la mia veste sacra, e la mia fede dinanzi al Cielo son quanto oso dire che mi rimane. Oh! Cromwell, Cromwell, se avessi servito il mio Dio colla metà soltanto dello zelo con cui ho servito il mio re, ei non mi avrebbe nella mia vecchiezza lasciato nudo al furore de’ miei nemici.
Crom. Buon signore; racconsolatevi!...
Wol. Sì, sì, lo farò. Addio intanto, speranze di Corte! le mie speranze sono rivolte omai solo al Cielo.
(escono)