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ATTO TERZO 359


Sur. Fu la tua ambizione, vizio vestito di virtù, che tolse da questa terra il nobile Buckingham mio suocero; la testa tua e di tutti i tuoi confratelli non varrebbero un capello della sua. Maledizione su di te! Tu mi mandasti con arte infernale in Irlanda, col titolo di Deputato, lungi dai luoghi in cui avrei potuto soccorrerlo, lungi dal re, lungi da tutti coloro che avevano modo di ottenere la sua grazia pel delitto che gl’imputasti; intantochè la tua suprema beneficenza, la tua santa pietà si affrettava ad aasolvemelo colla mannaia.

Wol. La mia risposta a tal rimprovero e a tutto quello ch’ei potesse dire contro il mio onore, è che nulla è più falso. Fu dalla legge che il duca ebbe la sorte che meritava. Quanto io fossi innocente e puro d’ogni intenzione maligna contro i di suoi, è ciò che possono attestare e l’assemblea de’ suoi nobili Pari e l’infamia della sua causa. Se mi piacessi nei vani e lunghi discorsi, milord, vi direi che avete poca delicatezza e poco onore, e che in fatto di lealtà e di fedeltà verso il re, lotterei con emulo più grave e più degno che non possa esserlo Surrey e tutti quelli che amano le sue follie e le sue stravaganze.

Sur. Sull’anima mia! odioso prete, la tua lunga veste ti difende: se ciò non fosse, sentiresti il ferro della mia spada nelle tue più recondite fibre. — Milord!, potete voi tollerare tanta improntitudine? e in un tal uomo? Se ci comportiamo con sì molle debolezza e ci lasciam guidare da un mantello scarlatto, smarriremo ogni nobiltà: ei ci perseguiterà e spaventerà col suo cappello rosso, come si spaventano gli uccelli.

Wol. Tutto ciò che è bontà, divien per te veleno.

Sur. Sì, la tua bontà che assorbe le ricchezze intere di un regno con odiose taglie; la tua bontà che ti fa scrivere al papa contro il re lettere di sdegno: oh! ma tutta la tua bontà, non temerne, verrà in piena luce. — Milord di Norfolk, se siete veramente nobile, se amate il ben pubblico, lo Stato, le prerogative dei nostri disprezzati gentiluomini, producete innanzi a tutti la somma dei vizii di costui e tutti i falli della sua colpevole vita. — Vo’ atterrirti più che la sacra squilla annunziante la presenza di Dio, allorchè ti giaci tra le braccia di una vile prostituta, indegno cardinale.

Wol. Oh! di qual profondo disprezzo mi sentirei infiammato per quest’uomo odioso, se la carità cristiana non mi vietasse di abbandonarmivi?

Nor. La nota dei falli suoi, milord, sta fra le mani del re, e quand’anche non vi fosse altro, essi sarebbero bene spaventosi.