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350 | IL RE ENRICO VIII |
tanto affare. In nome di ciò che sono stata (perocchè sento che tocco già agli ultimi momenti della mia grandezza), lasciatemi tempo ed agio per pensare alla mia causa. Oimè! io sono una debole donna senza amici e senza speranze.
Wol. Signora, voi oltraggiate con simili timori la tenerezza del re: le vostre speranze sono infinite, e i vostri amici innumerevoli.
Cat. Sì, ne ho in Inghilterra, ma ne traggo ben poco fratto. Potete voi credere, miei lórdi, che vi sia alcun inglese che ardisca consigliarmi, o dichiararsi mio amico contro gl’intenti di Sua Maestà, e che, spingendo il coraggio della generosità fino alla disperazione, possa quindi nutrir lusinga di vivere? No, no, miei amici; coloro che debbono sollevarmi dal peso delle mie afflizioni, coloro in cui debbo riporre la mia fiducia non vivono in questo regno: essi sono, così come tutte le mie altre consolazioni, ben lungi da questi luoghi; sono nella mia patria, mìei lórdi.
Cam. Vorrei che Vostra Maestà volesse far tregua co’ suol dolori, ed accettare un mio consiglio.
Cat. Qual consiglio, milord?
Cam. Rimettete la vostra causa alla protezione e alla bontà del re. Egli vi ama ed è generoso: il vostro onore e la vostra causa si avvantaggieranno assai; avvegnachè, se una volta la legge vi condanna, vi separerete da lui più sventurata.
Wol. Il cardinale vi parla con saviezza.
Cat. Voi mi consigliate entrambi quello che desiderate, la mia ruina. É questo il vostro consiglio? Ch’ei ricada su dì voi; rimane ancora il Cielo che è al disopra di tutti. Là siede un giudice che un re non varrà a corrompere.
Cam. La passione vi infiamma e mal ci conoscete.
Cat. Voi non siete che più vergognosamente condannabili. Vi ho creduto due uomini pii, due ministri sacri, due colonne di virtù: ma temo che non siate che l’opposto del quadro. In nome della virtù! emendate i vostri cuori e divenite uomini dabbene, signori. Era questo il consiglio che volevate darmi? Il riparo che suggerir volevate a un’infelice reietta, oltraggiata e coperta di disprezzo? Non vi augurerei la metà dei miei mali; ho più carità: ma rammentate che vi ho ammoniti: pensateci, in nome del Cielo! e guardate che il peso intero de’ miei dolori non ricada sopra di voi.
Wol. Signora, quest’è un vero delirio della vostra mente. Voi volgete in odio e in male il bene che vi offeriamo.