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ATTO SECONDO 345

Maestà, ed oggi toccate alla cima, onde è forza che il potere vi rimanga soggetto: le vostre parole servono la vostra volontà come uno schiavo il suo padrone, e riempiono l’ufficio che a questa piace d’impor loro. Io sono astretta a dirvi che voi amate molto più lo splendore e le grandezze della vostra persona, che i doveri della vocazion vostra sacra e sublime; persisto quindi a ricusarvi per mio giudice, e in presenza di tutti mi appello al papa, e vo’ che la mia causa sia giudicata da Sua Santità. {{A destra|(ella s'inchina al re e s’avvia per escire) Cam. La regina è tenace, ribelle alla giustizia, pronta ad accusare, e avversa a sottomettersi alle decisioni dei tribunali: ella sta per abbandonar la Corte, e tal condotta non è lodevole.

Enr. Richiamatela.

Band. Caterina, regina d’Inghilterra, rientrate nella Corte.

Un usciere. Signora, siete richiamata.

Cat. Qual bisogno ho che voi me lo diciate? Vi prego di attendere ai vostri uffici sino a quando vi sarà mestieri della vostra opera: andate. Dio voglia soccorrermi! Adoperano così severamente con me, da farmi perdere ogni mansuetudine. Vi prego, allontanatevi: non vo’ più restare. No, non mai mi si vedrà ricomparire ad un giudizio di tal fatta. (esce col suo seguito)

Enr. Va, Caterina, segui la tua via. Se vi è nel mondo un uomo che osi dire che si può trovare una sposa migliore di te, ch’ei non sia mai più in nulla creduto, per aver mentito in tal cosa. Se le tue egregie qualità, la tua amabile dolcezza, la tua angelica rassegnazione, la tua arte di comandare coll’obbedienza e coll’insensibile impero di una sposa virtuosa, se tutte le tue virtù potessero rivelarsi e mostrarti nella tua vera luce, dichiarata saresti la regina di tutte le regine della terra. La sua nascita è illustre, e la nobiltà della sua origine si è sempre data a conoscere nella nobiltà de’ suoi procedimenti con me.

Wol. Grazioso sovrano, io indirizzo la mia umile preghiera a Vostra Maestà, e vi chieggo di voler dichiarare alla presenza di questa numerosa assemblea (perocchè è giusto ch’io sia scolpato nel luogo stesso in cui accusato fui, sebbene debole sia ancora tale giustificazione), se mai ho emesse proposizioni intorno a questa bisogna; se ho gettato in voi qualche dubbiezza che potesse forvi vacillare in ciò; se mai vi ho parlato di lei in altro modo che con azioni di grazia a Dio per averne dato una regina così buona; se ho pronunziata una sola parola che ledere potesse il suo carattere virtuoso, o nuocere in nulla alla stima che ella gode.