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344 IL RE ENRICO VIII


Cam. Quello che Sua Grazia vi dice è sensato; mestieri è signora, che questa regia assemblea proceda senza indugi all’esame della causa.

Cat. Lord Cardinale (a Wol.), è con voi ch’io parlo.

Wol. Io vi ascolto, signora.

Cat. Cardinale, vorrei piangere: ma colla idea che son regina (o almeno ho sognato lungo tempo di esserlo), e la certezza che son figlia di un re, cangerò le mie lagrime in lampi di collera.

Wol. Vogliate essere paziente.

Cat. Tale sarò quando voi vi mostrerete umile, o piuttosto lo sarò ben prima, se non voglio che Iddio mi punisca. Credo, ed ho molti motivi per ciò, che voi mi siate nemico, e invoco la legge per ricusarvi la qualità di mio giudice. Siete voi che avete accesa la discordia fra me e il mio sposo. Iddio voglia estinguerla! Ve lo ripeto, ve lo ripeto con ardore, la mia anima vi ripudia, ed io vi ho in conto del mio peggiore nemico, e dell’uomo più mendace e avverso alla verità.

Wol. Dichiaro che questo discorso è indegno di voi, signora, di voi che fin qui non vi eravate mai allontanata da’ sentieri della carità, e mostrato avevate sempre un’anima piena di dolcezza, e un intelletto superiore al vostro sesso. Signora, voi m’insultate: io non ho alcun cruccio contro di voi, nè nutro rancore contro alcuno: tutta la mia condotta fin qui, e quella che seguirà, hanno per garanzia una istruzione emanata dal Concistoro intero di Roma. Voi mi accusate di aver accesa questa vampa di discordia? Io lo nego: il re è qui: s’ei sa che le mie parole contraddicano le mie opere, quanto gli è facile di confondere, e giustamente, la mia fallacia! Egli lo può così bene, come voi avete potuto far onta alla schiettezza mia; e se è convinto ch’io sia innocente della taccia che mi date, saprà egualmente che offese sono dalla vostra ingiustizia. Perciò da lui dipende il risanamente della piaga fatta al mio onore; e il rimedio che imploro da lui è di dileguare tai pensieri dal vostro spirito. Prima che Sua Maestà si sia su di ciò spiegata, io vi scongiuro, signora, d’abiurare colla vostr’anima il vostro discorso, e di non aggiungervi nulla di più.

Cat. Milord, milord, sono una donna semplice troppo per poter combattere contro l’acume del vostro spirito. Voi sembrate pieno di dolcezza, e la modestia sta nei vostri discorsi; voi mostrate nel vostro sembiante l’umiltà e il candore del vostro sante ministero: ma il vostro cuore è pieno d’arroganza, d’orgoglio e di risentimento. Voi vi siete agilmente innalzato al disopra della vostra umile nascita coi favori della fortuna e i benefizii di Sua