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ATTO SECONDO 343

è dovuta, e vi scongiuro di concedermi la vostra compassione. Perocchè io sono una donna infelice, nata lungi da quest’impero, e non ho qui alcun giudice imparziale, nè alcuna sicurezza di un equo procedimento. Oimè! Sire, in che vi ho offeso? Qual fallo nella mia condotta ha potuto attirarmi il vostro sdegno perchè veniate a questo giudizio, per ripudiarmi e ritogliermi le vostre grazie? Il Cielo mi è testimonio che io sono stata per voi una sposa fedele e sottomessa; che in tutti i tempi mi sono piegata al voler vostro; che sempre ho temuto di causarvi il più lieve cruccio; e che ho spinta l’obbedienza fino a conformarmi all’umor vostro tristo o gaio, sereno o malinconico. Quand’è mai avvenuto ch’io mi sia opposta ai vostri desiderii, o ch’essi non siano divenuti i miei? Quale uomo vi era amico, ch’io non m’industriassi di amare, anche quando sapeva che nemico mi era? Chi fra i miei clienti ha conservato il mio favore dopo aver perduto il vostro? A chi non ho io fatto conoscere che perdendo la vostra amicizia perdeva anche la mia? Sire, rammentate che sono stata vostra sposa, costante in un’obbedienza illimitata per l’intervallo di più di venti anni, e che il Cielo mi ha concesso di esser madre di molti figli vostri. Se in tutto il corso di questa lunga seguenza di giorni voi potete ricordare qualche rimprovero contro il mio cuore, contro il nodo coniugale; qualche circostanza in cui io abbia mancato di amore e di rispetto verso la vostra sacra persona; in nome di Dio! respingetemi da voi vergognosamente, e il disprezzo più ignominioso serri la porta su di me, e ch’io sia abbandonata a’ rigori della più severa giustizia. Permettete ch’io ve lo dica, sire: il re, vostro padre, era riputato uno dei principi più savi e più sagaci; Ferdinando, mio padre, re di Spagna, credevasi ancora l’uomo più illuminato che occupato avesse quel trono da molti anni: non si può mettere in dubbio che essi non abbiano radunato un Consiglio scelto nel regno, che ha discussa e ventilata questa quistione, e ha giudicato il nostro matrimonio legittimo. Vi scongiuro dunque umilmente, sire, di voler differire questo giudizio fino a che io abbia mandato a consultare i miei amici in Spagna, di cui implorerò il consiglio. Se ciò rifiutate, si compia in nome di Dio la vostra volontà!

Wol. Vi stanno innanzi, signora, per vostra scelta questi rispettabili prelati, uomini di un sapere e di un’integrità rara, parte eletta del regno, che sonosi qui radunati per difendere la vostra causa. Sarebbe inutile il differirne di più la decisione: e un sollecito giudizio concerne del pari il vostro riposo e quello del re, la di cui coscienza è turbata.