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340 IL RE ENRICO VIII


An. Sull’onor mio! non Torrei essere regina.

Dam. Sciagura a me, se non volessi esserlo, e se non rischiassi l’onor mio a tal prezzo; come voi lo avventarereste, gittando lontano questo velo d’ipocrisia. Voi che possedete tutte le doti del vostro sesso, ne avrete anche il cuore, ed è cuore che ambi sempre l’elevazione, l’opulenza e la sovranità, doldci e celesti godimenti che, malgrado i vostri affettati dispregi, la vostra delicata coscienza accoglierebbe con gioia, se vi piacesse di stendere la mano per afferrarli.

An. No, in verità.

Dam. Ed io vi dico di sì. Come? non vorreste essere regina?

An. No, per tutti i tesori che stan sotto il cielo.

Dam. È strano: per me, quantunque vecchia, per una moneta da tre soldi accetterei il titolo di regina. Ma ditemi, ve ne prego, del titolo di duchessa che ne pensate? Vi sentireste la forza di sopportarlo?

An. No, neppure.

Dam. Allora siete di costituzione ben debole. Sollevate un po’ quella maschera: a prezzo di ciò che non oserebbe nominare il pudore, io non vorrei essere un giovine conte, e trovarmi sulla vostra via. Oh! se voi non avete la forza di portar tal fardello, sarete anche troppo debole per poter divenir madre.

An. Come vi piace di ricrearvi! Vi giuro una seconda volta, che non vorrei divenir regina per tutto il mondo.

Dam. In verità, soltanto per la piccola isola d’Inghilterra dovreste arrischiarvi a ricevere la corona sulla testa. Ed anche per la piccola provincia di Caernarvon, se pure non vi fosse che quel breve dominio congiunto alla corona. Oh! chi s’avanza?

(entra il lord Ciambellano)


Dam. Buon giorno, signore. A qual prezzo si potrebbe sapere il soggetto della vostra conferenza?

An. Mio buon lord, esso non vale la vostra dimanda. Noi gemevamo sulle sventure della signora nostra.

Ciam. Generosa occupazione, e ben degna di donne che hanno un buon cuore. Ma giova sperare che tutto andrà bene.

An. Prego il Cielo che ciò avvenga!

Ciam. Voi avete una bell’anima, e le benedizioni del Cielo accompagnano i cuori sensibili come i vostri. Per provarvi, bella dama, ch’io son schietto, e che in gran pregio si tengono le vostre rare virtù, Sua Maestà vi dichiara col mio mezzo tutta la sua stima, e intende ornarvi del titolo di marchesa di Pembroke, a sostenere il quale vi concede mille sterline all’anno.