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334 IL RE ENRICO VIII

fuggito, e avendo cercato ricovero presso un sno vassallo, fu nel suo infortunio tradito da quel vile e morì senza essere giudicato. La pace di Dio sia con lui! Enrico VII succedendo al trono e tocco di pietà per la morte del padre mio, da re generoso mi rintegrò ne’ miei titoli, e rese al mio nome tutto il lustro antico. Oggi suo figlio Enrico VIII mi ha tolto a un tratto la vita, l’onore e il nome, tuttociò che mi rendeva felice, e gli ha annullati per sempre. Ho subito un giudizio, e debbo confessarlo un giudizio colle forme più solenni, nel che sono stato un po’ più avventurato di mio padre, sebbene moriamo entrambi della medesima morte. Entrambi soccombiamo vittime dei nostri vassalli, d’uomini che abbiamo tanto amati; atto indegno di un servo fedele e contro natura! Ma il Cielo ha i suoi disegni in tutto, e voi che mi ascoltate accogliete per certa questa sentenza che vi detta la bocca di un moribondo. Pensate a non affidarvi con intero abbandono in colui al quale prodigate il vostro amore e i vostri secreti. Perocchè quelli che voi credete vostri amici e nei quali versate vostro cuore, dacchè intraveggono il più lieve ostacolo al corso della vostra fortuna, si allontanano da voi e più non li trovate che all’orlo dell’abisso in cui vogliono precipitarvi. Buon popolo, ve ne scongiuro, pregate per me! Forza è ch’io vi abbandoni. L’ultima ora della mia lunga e penosa vita è suonata. Addio. E quando vorrete raccontare qualche trista istoria, dite in qual guisa io morii..... Così Iddio voglia perdonarmi!

(esce col suo seguito)


Gent. Oh doloroso spettacolo! Io credo che tal morte farà cadere molte maledizioni sulla testa di chi ne è l’autore.

Gent. Se il duca è innocente è un’empietà senza nome; e nondimeno potrei mostrarvi un male avvenire che, ove si avveri, sarà più grande di questo.

Gent. I buoni angeli ce ne preservino! Quale può essere? Voi non dubiterete già della mia fedeltà?

Gent. Questo segreto è così importante che esige la più inviolabile fede.

Gent. Ponetemene a parte; io nol rivelerò.

Gent. In voi confido, e lo saprete. Non avete udito mormorare di un divorzio fra il re e Caterina?

Gent. Sì, ma fu una voce vaga: perocchè quando il re la udi mandò sdegnato ordine al lord Prefetto di smentir tosto quella novella, e di reprimere le lingue che avevano osato spargerla.

Gent. Ma quella falsa voce, signore, è ora diventa una