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332 | IL RE ENRICO VIII |
suo giudizio e i tocchi della funebre campana, è caduto in sì crudele agonia che è stato veduto coperto dì sudore; ed ha profferite alcune parole in un impeto di violenza, precipitate e troppa mal dette. — Ma poscia ha ripreso i sensi, e si è mostrato placido e sereno, non ismentendo più la sua virtuosa rassegnazione.
2° Gent. Non credo ch’egli abbia paura della morte.
1° Gent. Certo no, ei non fu mai molle: ma la cagione della sua morte potrebbe contristarlo.
2° Gent. Non v’è alcun dubbio che è il cardinale l’autore di tutto ciò.
1° Gent. Questo almeno sembra. Prima la sua proscrizione di Kildara allora deputato d’Irlanda: e alla sua caduta il conte di Surrey mandato a prenderne il posto per tema ch’ei non soccorresse il padre.
2° Gent. Fu atto di politica ben malvagio.
1° Gent. Al suo ritorno, non dubitate, il conte di Surrey lo farà pentire. Fu generalmente notato che chiunque riesce a captivarsi il favore del re è subito impiegato dal cardinale lungi dalla Corte.
2° Gent. Tutto il popolo lo detesta a morte, e sulla mia coscienza! lo desidererebbe dieci piedi sotterra; il duca invece è amatissimo ed è chiamato un modello di virtù e di cortesia.
1° Gent. Fermatevi, e vedrete l’illustre infelice dì cui parlate. (entra Buckingham di ritorno dal suo giudizio; uscieri colle bacchette d’argento lo precedono; la lama delle scure dei soldati sta rivolta verso di lui; due file d’alabarde lo chiudono: stanno seco sir Tomaso Lovell, sir Niccola Vaux, sir Guglielmo Sands, e molto popolo)
2° Gent. Accostiamoci per mirarlo.
Buch. (al popolo) Buon popolo, qui venuto per compiangermi e attestarmi la vostra pietà, ascoltate quello che debbo dirvi e poscia riparate alle vostre case e dimenticatemi. Ho subita in questo giorno la condanna dei traditori, e mi è forza morire con tal nome. Nondimeno il Cielo e la mia coscienza mi sono testimoni che io muoio innocente. Non nutro rancore colla legge per la mia morte; a tenore del processo essa doveva infliggermela: ma desidero che coloro che mi hanno accusato divengan un po’ più cristiani. Siano essi quel che vorranno, io loro perdono con tutto il cuore. Nondimeno pensino a non mettere la loro gloria nel male altrui, e per giungere alle fortune la loro malizia non iscavi ad altri la fossa. Perocchè allora l’innocente mio sangue sarà costretto ad innalzarsi contr’essi, e a gridar ven-