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322 IL RE ENRICO VIII


ledizioni escono da bocche che non solevano profferire che voti e preghiere; e quelli che sono ancora fedeli trascinati vengono a forza dallo sdegno altrui. Vorrei che Vostra Maestà concedesse a ciò tutta la sua attenzione, perocchè non tì sono negozii di Stato più urgenti.

Enr. Sulla vita miai questo è contro il piacer nostro.

Wol. Per me non vi ho avuta altra parte che di dare il mio voto come tutti lo diedero; e tale imposizione fu sancita da quanti membri ha il consiglio. S’io sono offeso da lingue ignoranti che, senza conoscere nè l’estensione de’ miei poteri, nè il mio carattere, la mia persona, si erigono a giudici delle opere mie; mi sia concesso di osservare che questo è il destino della mia carica, e che tali vili e ignobili ostacoli non debbono arrestare la virtà. Noi non possiamo distoglierci dal nostro dovere per tema delle censure de’ malvagi, che sempre, come pesce divoratore, seguono i solchi del vascello, e non ne traggono altro bene che di aver desiderato invano il suo naufragio. Spesso le nostre migliori azioni cessano d’appartenerci, e ci son rapite ora dalla malignità, ora dall’ignoranza; e più spesso ancora le opere meno buone, trovandosi più soggette allo stolido volgo, vengono altamente esaltate come sublimi cose. Che se noi ce ne restiamo oziosi per tema degli scherni o delle censure altrui, riputati saremo vani simulacri di Stato, senza vita e senza movimento.

Enr. Tutto ciò ch’è fatto pel bene, con discrezione e prudenza ci sottrae ad ogni timore; ma le innovazioni che non hanno esempi precedenti son sempre da paventarsi negli effetti. Avete qualche esempio anteriore d’una tal tassa? Credo di no. Noi non dobbiam dunque rompere i vincoli delle leggi che legano a noi i nostri soggetti per rannodarli poscia a senno nostro. Il sesto del reddito? È un balzello da far tremare! Noi prendiamo da ogni albero i rami, la scorza e una parte della cima, e sebbene lo lasciamo colla radice, l’aria verrà a suggerne tutto l’umore. Mandate in ogni contea, dove questa tassa è stata imposta, lettere che accordino per parte nostra un perdono assoluto a chiunque non ha voluto assoggettarvisi. Vi prego di pensarci; vi commetto espressamente tale opera.

Wol. Una parola con voi (al suo segretario). Scrivete lettere a tutte le provincie, annunzianti la grazia e il perdono del re. Le comuni nutrono sospetti sul conto mio: fate correr voce che è a mia intercessione che fu revocata la taglia e bandito il perdono. Vi darò fra poco altre istruzioni.

(il segr. esce)

(entra l’Intendente del duca di Buckingham)