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24 IL RE ENRICO VI

brigata quello che chiamate il bellicoso Talbot, celebre per i suoi gesti in tutta la Francia?

Tal. Io son quello di cui parli; che vuoi da me?

Mess. Una virtuosa dama, la contessa d’Auvergne, ammirando rispettosa la tua fama, ti supplica, illustre lord, di concederle il favore di visitare il suo povero ostello; ond’ella possa gloriarsi d’aver veduto l’uomo, la di cui gloria empie il mondo.

Bor. È ciò vero? Veggo allora che le nostre guerre termineranno in comici sollazzi, dappoichè le dame desiderano che si vada in tal guisa a visitarle. — Voi non potete, milord, disprezzare la sua graziosa preghiera.

Tal. Vi permetto di non credere omai pia alla mia parola, poichè ciò che un intero popolo d’oratori non avrebbe potuto ottenere da me con tutta l’eloquenza, la gentilezza d’una donna l’ottiene. — Ditele dunque che la ringrazio, e che andrò con piacere da lei. — Vorrete, signori, tenermi compagnia?

Bed. No certo; sarebbe un varcare i limiti della urbanità, ed ho udito dire che gli ospiti non invitati rallegrano colla loro partenza.

Tal. Ebbene, andrò solo per esperimentare la cortesia di questa dama. — Avvicinatevi, capitano (gli parla all’orecchio): comprendete il mio intento?

Cap. Sì, milord; e ad esso mi conformerò. (escono)

SCENA III.

Auvergne. — La corte del castello.

Entrano la contessa è il suo portiere.

Cont. Portiere, rammenta quel che ti dissi, e fatto che l’abbi, recami le chiavi.

Port. Così farò, madonna. (esce)

Cord. La trama è ordita: se tutto riesce, diverrò illustre per questo fatto, come lo è la scita Tomiri perla morte di Ciro. Grande è la fama di questo temuto cavaliere, di cui portentose narransi le opere. Volentieri vorrei che i miei occhi e le mie orecchie potessero giudicare se meritato è il suo nome.

(entra il messaggere e Talbot)

Mess. Signora, a norma dei vostri desiderii, ecco lord Talbot.

Cont. È il ben giunto. È quello che si avanza di là?

Mess. Appunto, madonna.

Cont. Ed è il flagello della Francia? Ed è quel Talbot sì temuto