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320 IL RE ENRICO VIII

annerite saranno state fino le mie azioni più pure. La volontà del Cielo sia fatta in tutto! Obbedisco... oh! mio caro lord d’Abergavenny, addio.

'Bran. No, ei deve venir con voi. È volere del re che voi pure andiate alla Torre (ad Aber.) e là restiate finchè note vi siano le sue intenzioni.

Aber. Come il duca disse, la volontà del Cielo sia fatta; così io mi sottometto a quella di Sua Maestà.

Bran. Ecco un ordine del re per arrestare anche lord Montagute, il confessore del duca Giovanni della Corte, Gilberto Fede, suo cancelliere...

Buck. Basta, basta; questi saranno i membri della trama; nè altri ve ne saranno, spero.

Bran. V’è anche un certosino.

Buck. Ah! forse Nicola Hopkins?

Bran. Appunto.

Buck. Il mio intendente è un traditore; il cardinale lo avrà corrotto; la mia vita è finita di già; io sono l’ombra del povero Buckingham, di cui una nube tenebrosa viene ad eclissare i raggi. — Milord, addio. {{A destra|(escono)

SCENA II.

Sala del Consiglio.

Squillo di corni; entrano il re Enrico, il cardinal Wolsey, i lórdi del Consiglio, sir Tommaso Lovell, ufflziali e seguito. Il re s’avanza appoggiandosi all’omero del cardinale.

Enr. Da voi riconosco la vita, e vi ringrazio di tanto servigio: io stava per essere vittima di una cospirazione che prevenuta voi avete. Sia chiamato innanzi a noi quel gentiluomo del duca di Buckingham; voglio udirlo confermare le sue dichiarazioni, e ripetere con tutti i suoi particolari il tradimento del suo signore. (Il re va ad assidersi sul trono. I lôrdi del Consiglio prendono i loro varii posti. Il cardinale si colloca a’ piedi del re dal lato destro. Rumore al di dentro, e grida di: largo alla regina. Entra Caterina preceduta dai duchi di Norfolk e di Suffolk, e genuflette. Il re sorge, la solleva, l'abbraccia e la fa sedere accanto a lui)

Cat. No, mio sovrano; convien ch’io resti più a lungo ai vostri piedi: sono una supplicante.

Enr. Alzatevi e state accanto a noi; non ci chiedete grazie,