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ATTO PRIMO | 319 |
Nor. Non dite traditore.
Buck. Lo dirò anche al re, e lo sosterrò fermo come una rupe. Ascoltatemi: quell’astuta volpe ammantata di religione, o se meglio volete quel lupo, o tutti due insieme avvegnachè egli è feroce al par che subdolo, inchinato al male come esperto a farlo; e il suo cuore e il suo ufficio si corrompono l’uno coll’altro), non ha voluto che dispiegare il suo fasto e la sua vanità agli occhi della Francia, come li dispiega qui in questo regno, suggerendo al re nostro signore, per stringere quest’ultimo trattato tanto dispendioso e fragile, l’idea di quel colloquio che ci è costato tanti tesori.
Nor. Oh! lo confesso, è ciò che è accaduto.
Buck. Permettete, ve ne prego; degnatevi di ascoltarmi. Quell’artifidoso cardinale ha dettato gli articoli del trattato come gli son piaciuti, e ratificati sono stati tosto ch’egli ha detto: sia così. Ora quel trattato giova allo Stato come una gruccia a un morto. Ma è il nostro conte cardinale che l’ha fatto, e tutto va a dovere; è l’opera del gran Wolsey, che mai non può errare! — Ecco ora le conseguenze ch’io reputo infallibili del tradimento: l’imperatore Carlo, ch’è giunto qui sotto sembiante di visitare la regina sua zia, è venuto infatti per abboccarsi con Wolsey, pavido come egli era che quella convenzione fra la Francia e l’Inghilterra non istabilisse fra queste due potenze un’amicizia che avrebbe potuto essergli nociva. Negoziando segretamente col nostro cardinale, e pagandolo a larga mano, egli ha indotto il re col suo mezzo a rompere la pace. Mestieri è che il re sappia, come lo saprà dalla mia bocca, che è così che il cardinale vende e compra il suo onore secondo gli giova.
Nor. Son dolente di udire tali cose, e desidererei che fosse un po’ fallace l’opinione che nutrite di Wolsey.
Buck. No, non m’inganno, ve ne assicuro, e che tale sia quale lo dipingo, la prova lo mostrerà. (entra Brandon preceduto da un sergente con due o tre guardie)
Bran. Sergente, fate il vostro dovere.
Ser. In nome del re nostro sovrano vi arresto, milord duca di Buckingham, conte di Hereford, di Stafford e di Northampton, per delitto di alto tradimento.
Buck. Voi lo vedete, milord, eccomi avviluppato nelle sue reti; morirò vittima de’ suoi intrighi e delle sue odiose frodi.
Bran. Mi contrista il veder togliervi la libertà; ma è volere di Sua Altezza e convien che andiate alla Torre.
Buck. A nulla mi varrà il voler difendere la mia innocenza