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ATTO PRIMO


SCENA I

Un’anticamera del palazzo.

Entra il duca di Norfolk da una parte; dall'altra il duca di Buckingham e lord Abergavenny.

Buck. Buon giorno, e ben trovato. Come viveste nei giorni trascorsi dopo il nostro ultimo incontro in Francia?

Nor. Vi ringrazio, milord; sempre pieno di salute, e sempre caldo ammiratore di quello ch’io là vidi.

Buck. Una sciagurata febbre ben intempestiva mi tenne prigioniero nella mia stanza il giorno che quei due soli di gloria, quei due luminari del mondo s’incontrarono nella valle di Ardres1.

Nor. Fra Guines e Ardres; io ero presente: e li vidi salutarsi da cavallo; poscia scenderne, e abbracciarsi strettamente come fratelli, talchè si sarebbe detto che i due re si fossero in un solo convertiti; e se ciò fosse stato vero, quali sarebbero le quattro teste coronate che, riunite in una, avessero potuto controbilanciare un tal monarca?

Buck. Io durante quel tempo dovevo starmene in letto!

Nor. Con ciò perdeste lo spettacolo più glorioso di questo mondo. Si può ben dire che la pompa dei secoli trascorsi doppiasse nel colloquio di quei due sovrani. Quel giorno riassunse tutte le glorie del passato, ed era ora il Francese che brillava, coperto d’oro come gli Dei pagani, ora l’Inglese che poneva in mostra tutte le ricchezze dell’India. Ogni uomo era fulgido e abbagliante come un nume; i paggi lucevano quali cherubini; le delicate donne piegavano sotto il peso delle gemme, e per fatica incolorivansi di un roseo celeste. La mascherata, che vi faceva mandar un grido d’ammirazione e dire è incomparabile, un istante dopo veniva ricordata con compatimento. I due re si emulavano e si sorpassavano ad ogni istante; quando l’uno appariva, l’altro era dimenticato. Il presente coglieva sempre tutti gli elogi, e quando entrambi facevano mostra di sè, sembrava non se ne vedesse

  1. Allude a Enrico VIII e a Francesco I.