Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, V-VI.djvu/318


ATTO QUINTO 309


SCENA IV.

Un’altra parte del campo.

Allarme ed escursioni; entrano Norfolk e l’esercito: Catesby gli va incontro.

Cat. Alla riscossa, milord di Norfolk, alla riscossa! Il re fa prodigi di valore superiori alle forze di un uomo. Intrepido disprezza tutti i pericoli! Il suo cavallo è ucciso, ed ei combatte a piedi cercando Richemond nel seno della morte. Soccorso, prode duca, o la battaglia è perduta! (allarme; entra il re Riccardo)

Ricc. Un cavallo, un cavallo! il mio regno per un cavallo!

Cat. Ritiratevi, milord, e vi aiuterò a trovarne uno.

Ricc. Vile; ho giuocata la mia vita sopra un colpo di dadi, e affronterò tutte le vicissitudini della sorte. — Credo vi fossero sei Richemond nel campo; cinque ne ho già uccisi, e uno ancora ne rimane. — Un cavallo, un cavallo! il mio regno per un cavallo!

(escono)

allarme; (entrano il re Riccardo e Richemond, e si allontanano combattendo. Suona la ritirata, accompagnata da squilli di trombe; quindi ritorna Richemond, Stanley portante la corona, con parecchi altri lòrdi e coll’esercito). Rich. Siano lodi a Dio e a voi, vittoriosi amici! La giornata è nostra: il sanguinoso mostro è spento.

Stan. Coraggioso Richemond, bene hai compita la tua parte! Ecco il diadema da lungo usurpato, svelto dalla fronte del barbaro tiranno, onde cinta ne sia la vostra testa. Portatelo, siatene lieto e fatene un uso virtuoso.

Rich. Gran Dio del Cielo, conferma questi voti! Ma, ditemi, il giovine Stanley è anche vivo?

Stan. Sì milord; ed è salvo nella città di Leicester, dove, se vi piace, potremo andare anche noi.

Rich. Quali uomini chiari perirono in questo scontro?

Stan. Giovanni duca di Norfolk; Gualtiero lord Feres, sir Roberto Brakenbury, e sir Guglielmo Brondon.

Rich. Ne siano sepelliti i corpi cogli onori che loro si debbono: si bandisca il perdono dei fuggitivi che vorran ritornare verso di noi; e poscia, come c’impegnammo a farlo, riuniremo la rosa bianca e la rosa rossa. Il Cielo si degni sorridere a queeto nodo di conciliazione, egli che sì a lungo fu irato perle nostre inimicizie! Dov’è qui il traditore che mi ascolti e ricusi