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300 VITA E MORTE DEL RE RICCARDO III


SCENA II.

Pianure di Tamworth.

Entrano con tamburi e bandiere Richemond, Oxford, sir Giacomo Blunt, sir Gualtiero Herbert e l’esercito.

Rich. Mìei compagni d’arme, eletti e prodi amici oppressi fin qui dalla tirannia; eccoci giunti senza ostacoli in seno all’Inghilterra, dove ricevo dal mio padre Stanley notizie consolatrici ben atte a darci coraggio. Il feroce e sanguinoso usurpatore, l’impuro mostro che ha depredate le vostre messi e le vostre fertili vigne, cerca di squarciarvi il seno, per bere il vostro sangue e tuffarsi nelle stragi. Da quel che ci vien detto, egli se ne sta ora nell’isola vicino a Leicester; in un giorno di marcia lo avrem raggiunto. In nome di Dio! coraggiosi amici, voliam con cuore allegro a combattere per la pace, che non ci costerà che uno scontro terribile ma decisivo.

Ox. La coscienza che ognuno di noi ha della giustizia della nostra causa val mille spade, per combattere quell’empio omicida.

Her. Non dubito che i suoi amici non lo abbandonino per unirsi a noi.

Blunt. Non ha altri amici che quelli che ritiene il timore; e al momento del suo perìcolo essi lo lascieranno.

Rich. Tutto sta in favor nostro: onde marciamo in nome di Dio! La speranza, quand’è virtuosa e legittima, vola con ala infaticabile: di un re essa fa un Dio, e di un uomo un re. (escono)

SCENA III.

Il campo di Bousworth.

Entrano il re Riccardo coll’esercito; il duca di Norfolk, il conte di Surrey ed altri.

Ricc. Piantiamo le nostre tende in questo campo di Bousworth. — Milord di Surrey, perchè siete sì mesto?

Surr. Il mio cuore è dieci volte più leggiero che nol mostri il mio aspetto.

Ricc. Milord di Norfolk...

Nor. Mio grazioso sovrano.

Ricc. Norfolk, noi saremo battuti: ah! che ne pensate?