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294 VITA E MORTE DEL RE RICCARDO III

che il re, mio sposo, avea formata, nè mio fratello sarebbe stato sgozzato. Se tu avessi rispettati i tuoi voti, l’oro che ti cinge la fronte avrebbe decorata quella dei miei figli, ed io vedrei ora qui vivi i due principi, che, vittime del tuo spergiuro, giacciono insieme preda dei vermi nella polvere del sepolcro. Sopra che puoi tu giurare?

Ricc. Sul mio avvenire.....

Elis. Bruttato lo hai col tuo passato, ed io stessa ho ancora ben molte lagrime da spargere nell’avvenire a cagione di un passato pieno de’ tuoi delitti. Figli, a cui tu hai uccisi i parenti svolgono ora una giovinezza senza consiglio e senza guida, o deploreranno tanta sventura nel corso dell’età. Non giurare per l’avvenire; l’abuso odioso del tuo passato prepara ancora giorni tristi e funesti.

Ricc. Se non è vero ch’io desideri riparare i miei falli ed espiarli, ogni successo m’abbandoni nella ardua impresa che tenterò contro i miei nemici armati! ch’io mi perda da me stesso e sia il fabbro della mia ruina! il Cielo e la fortuna si frappongano ad ogni mia contentezza! Giorno, rifiutami la tua luce; notte, ricusami il tuo dolce riposo; astri di felicità, abbandonatemi e recate le vostre influenze a’ miei nemici, se vero non è ch’io ami la bella e real figlia di costei, coll’amore di un cuor puro, l’affezione più virtuosa e i pensieri più santi! È in lei che è riposta la mia felicità e la vostra. Senza di lei io vedo cadere sopra di me, sopra di voi, sopra essa medesima, sull’Inghilterra e sul popolo, morte, ruina e distruzione! Tanti disastri non possono essere prevenuti che con questo imeneo; con questo imeneo solo io vo’ impedirli: onde, tenera madre, perocchè è il nome che debbo darvi, degnatevi perorare presso di lei la causa del mio amore. Dipingetele quel che io sarò per l’avvenire, e non quello che fui: non le parlate del mio merito presente, ma di quello che intendo acquistarmi. Insistete sulla necessità dei tempi, sull’interesse dello Stato, e non vi ribellate follemente contro sì grandi disegni.

Elis. Mi lascierò io dunque tentare così da questo demonio?

Ricc. Sì, se il demonio vi tenta per il bene.

Elis. Dimenticherò a tal punto me stessa?

Ricc. Sì, se la rimembranza di voi vi fa tanto danno.

Elis. Ma tu uccidesti i miei figli?

Ricc. Nel seno di vostra figlia io gli ho deposti, e di là rinasceranno per vostra consolazione e mia.

Elis. Andrò io a pregare mia figlia perchè ceda a’ tuoi desiderii?

Ricc. Siate madre obbedita in ciò.