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ATTO QUARTO | 293 |
Ricc. Dille che il re, che potrebbe comandare, la prega.
Elis. Per una dimanda che vieta il Re dei re.
Ricc. Dille che diverrà un’alta e potente regina.
Elis. Per deplorarne il titolo, come sua madre.
Ricc. Dille che io l’amerò sempre.
Elis. Ma quanto tempo durerà il tuo titolo?
Ricc. Infine al termine della sua bella vita.
Elis. E la sua bella vita sarà molto protratta?
Ricc. Tanto quanto il Cielo e la natura lo concedono.
Elis. Tanto quanto l’Inferno e Riccardo lo reputeranno conveniente.
Ricc. Dille che io, suo sovrano, divengo ora suo umile soggetto.
Elis. Ma ella, suddita vostra, abborre una tal sovranità.
Ricc. Siate eloquente in mio favore.
Elis. Una proposizione onesta riesce meglio esposta semplicemente.
Ricc. Annunziatele con schiette parole il mio amore.
Elis. Schiette e non oneste è cosa ardua.
Ricc. I vostri argomenti son troppo leggieri.
Elis. Oh! no; procedono invece da un sentimento profondo e mortale; ricorda i miei due figli che ora stanno nella tomba.
Ricc. Non toccate questa corda, signora; dimenticate il passato.
Elis. La toccherò, finchè le fibre del mio cuore si rompano.
Ricc. Ah! per san Giorgio, per la mia giarrettiera e la mia corona.....
Elis. Hai profanato l’uno, disonorata l’altra, usurpata la terza.
Ricc. Giuro.....
Elis. È inutile; cotesto non è un giuramento. Il tuo san Giorgio profanato ha perduto tutto il suo sacro splendore; la tua giarrettiera contaminata non conserva alcuna cavalleresca virtù; la tua corona usurpata è priva di ogni real gloria: se giurar volessi per qualche cosa a cui si potesse credere, giura sopra di chi non abbi mai oltraggiato.
Ricc. Per tutto il mondo...
Elis. Egli è pieno de’ tuoi misfatti.
Ricc. Per la morte di mio padre.....
Elis. La tua vita l’ha deturpato.
Ricc. Per me stesso.....
Elis. Lordo d’ogni colpa tu sei.
Ricc. Alla fine per Dio
Elis. È Dio che hai offeso di più; se avessi temuto di violare il tuo giuramento, fatte al Cielo, non sarebbe stata rotta l’unione