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ATTO QUARTO | 291 |
sdegnosa sepellisea in un profondo obblio la trista ricordanza dei mali di cui mi credete autore.
Elis. Parla presto, per tema che l’esposizione dei tuoi disegni benefici non duri più tempo che la tua buona volontà.
Ricc. Sappi dunque che con tutta l’anima io amo tua figlia.
Elis. La madre di mia figlia lo pensa con tutta l’anima.
Ricc. Che cosa?
Elis. Che tu ami mia figlia di quell’amore che portasti a suo fratello: il solo amore di cui il tuo cuore sia capace.
Ricc. Non siate sì sollecita in volgere a male i miei intendimenti: amo, lo ripeto, con tutta l’anima vostra figlia, e intendo di farla regina d’Inghilterra.
Elis. Bene, ma chi ne sarà il re?
Ricc. Quegli che la fa regina: chi altro dovrebb’essere?
Elis. Oh! forse tu?
Ricc. Se ciò fosse, che ne direste, signora?
Elis. Come potresti tu amoreggiarla?
Ricc. Questo potrei apprenderlo da voi, a cui è meglio nota la di lei tempera.
Elis. Lo vuoi apprendere da me?
Ricc. Sì, con tutto il cuore.
Elis. Mandale dunque, pel deputato che uccise i suoi fratelli, due cuori sanguinosi, in cui abbi fatto incidere i nomi d’Eduardo e di York; forse vedendoli ella piangerà; allora presentale, come altravolta Margherita presentò intrisa nel sangue di Rutland a tuo padre, una pezzuola che le dirai aver bevuto il più puro sangue de’ suoi fratelli, ed esortala a tergere con essa i suoi occhi bagnati di lagrime. Se un tal dono della tua tenerezza non la fa prona ad amarti, inviale una lettera che contenga i più minuti particolari sui tuoi nobili fatti: dille che sei tu che facesti morire suo zio Clarenza, suo zio Rivers, e che è per amore di lei che hai sprofondata nella tomba la sua povera zia Anna.
Ricc. Voi mi schernite, madonna; questo non è il modo di captivare gii affetti di vostra figlia.
Elis. Non v’è altro modo; a meno che tu non vestissi differente forma, e non fossi Riccardo che ha commesso tutti questi misfatti.
Ricc. Ditele ch’io li commisi per amore di lei.
Elis. Ed ella non mancherà di amarti, avendo comprato il suo amore con tante stragi.
Ricc. Pensate, signora, che il male compiuto è irrimediabile. L’uomo commette qualche volta imprudenze che nelle ore che