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ATTO QUARTO | 289 |
un peso doloroso per la madre tua; la tua fanciullezza apparve bieca e dispettosa; la tua adolescenza feroce e forsennata, e riempo tua madre di timore e di disperazione; la tua gioventù fu temeraria, audace e senza freni, e nell’età che la seguì, divenisti orgoglioso, subdolo, falso e sanguinario, più mite in apparenza, ma più pericoloso in fatti: carezzevole ti festi, mentre col cuore odiavi. Qual’ora di conforto puoi tu rimembrarmi in cui goduto lo abbia della tua compagnia?
Ricc. In verità, nessuna. Ma se la mia vista vi è sì odiosa, lasciatemi continuare il mio cammino, e non mi soggettate al pericolo di offendervi. — Battete, tamburi.
Duch. Te ne prego, lasciami parlare.
Ricc. Parlate con troppa amarezza.
Duch. Lasciami dirti una parola, e sarà l’ultima volta che mi ascolterai.
Ricc. In qual guisa?
Duch. Perchè, o perirai in questa guerra per un giusto decreto del Cielo, ne ritornerai vincitore; e allora io morirò di dolore e di vecchiezza senza più vederti. Porta adunque con te la mia più fatale maledizione; e possa tu esserne più appresso nel giorno del combattimento, che nol sarai da tutto il peso di tutta questa tua armatura! Le mie preghiere combattono pei tuoi avversarii. Possano le ombre lievi dei figli di Eduardo infiammar l’animo de’ tuoi nemici e farli fidenti della vittoria! Tu vivesti sanguinario, e morrai nel sangue; l’infamia che accompagnò la tua vita seguirà la tua morte. (esce)
Elis. Sebbene io abbia maggior cagione per maledirti, ho minor forza; e non posso che dir amen! alle sue imprecazioni. (andandosene)
Ricc. Fermatevi, signora, ho una parola per voi.
Elis. Non ho più figli di sangue reale che tu possa sgozzare: quanto alle mie figlie, Riccardo, che diverranno suore supplicanti, piuttosto che regine in lagrime: non cercar quindi di toglier loro la vita.
Ricc. Voi avete una figlia chiamata Elisabetta, bella e virtuosa, la più amabile delle principesse.
Elis. E debb’ella morire per ciò? Oh! lasciala vivere, e ti giuro che farò appassire la sua bellezza, corromperò le sue virtù, mi disonorerò da me stessa, accusandomi d’infedeltà al letto d’Eduardo, e gettando sopra di lei un velo d’infamia. A questo prezzo, ch’ella viva in sicuro dal tuo sanguinoso pugnale; dichiarerò, se è necessario, ch’essa non è figlia d’Eduardo.V. V. — 10 Shakspeare. Teatro completo.