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286 | VITA E MORTE DEL RE RICCARDO III |
dosi) cedete al mio la preminenza; a’ miei mali spetta l’imperio e la superiorità su i vostri. (siede anch’essa) Se può stringersi fra noi qualche consorzio, i vostri dolori si rinnovellino veggenda i miei. Avevo un Eduardo, e Riccardo l’ha ucciso! Avevo uno sposo, e Riccardo l’ha assassinato! Tu avesti un Eduardo che Riccardo assassinò! Tu avesti un Riccardo che Riccardo uccise!
Duch. Ma il mio Riccardo fu da te trafitto; e un Rutland ancor ebbi che tu godesti di vedere estinto.
Mar. Il tuo Clarenza pure ucciso fu dall’autore di tanti delitti! Dai tuoi fianchi esci quel mostro infernale che morti tutti ne vuole! Quel tigre, le cui mascella portavano i denti prima che i suoi occhi fossero aperti alla luce, per squarciare le deboli vittime, e abbeverarsi del loro sangue innocente; quel flagello distruttore dell’immagine di Dio; quel tiranno, il primo e il più feroce dei tiranni della terra, che trionfa nel pianto degli sfortunati, è dal tuo seno che esci per scavarci a tutti la tomba. Oh! Dio supremo, quanto ringrazio la tua giustizia che permette che quel truce sanguinario eserciti le sue carnificine sui figli stessi di sua madre, e costringi lei ad associare il suo dolore e le sue lagrime a quelle degli altri infelici!
Duch. Ah! sposa di Enrico, non insultare a’ miei mali; Dio mi è testimonio che spesso ho pianto sui tuoi.
Mar. Compatiscimi, io era assetata di vendetta, ed ora me ne pasco. Il tuo Eduardo che aveva ucciso il mio, è morto; l’altro tuo Eduardo è pur morto, e la sua morte appaga più sempre l’Eduardo mio. Il giovine York non è che di addizione alla vendetta, perocchè gli altri due non giovano a compensare la grandezza della mia perdita. Il tuo Clarenza, che trafitto aveva il mio Eduardo, è spento, e lo sono con lui gli spettatori di quella tragica scena, l’adultero e perfido Hastings, Rivers, Vaughan e Grey, tutti precocemente cacciati entro la tomba. Riccardo solo è vivo, nero agente d’inferno, che lo lascia sulla terra per farvi traffico ancora d’anime ree, e popolarne i suoi abissi. Ma ecco giunge, s’avvicina pure il suo fine; e sarà deplorabile e incompianto. La terra s’apre, l’inferno fiammeggia, i demoni ruggiscono, gli angeli pregano, tutti chieggono che una morte subitanea lo tolga da questo mondo. Pietoso Iddio, rompi, te ne scongiuro, il filo de’ suoi giorni, ond’io possa vivere abbastanza per dire: il mostro è estinto!
Elis. Oh! tu mi avevi predetto che un tempo sarebbe giunto nel quale avrei implorato il tuo soccorso per maledire quella deforme creatura, quel mostro perverso.