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284 | VITA E MORTE DEL RE RICCARDO III |
potevano parlare; io gli ho fatti partire per venire a recar la novelia a questo re truculento. — Eccolo (entra il re Riccardo) Salute al mio sovrano.
Ricc. Gentil Tyrel, son liete le tue nuove?
Tyr. Se lo aver compiuta la cosa che mi avevate commessa vi è di letizia, siate lieto, perocchè essa è fatta.
Ricc. Ma li vedesti tu morti?
Tyr. Sì, milord.
Ricc. E sepolti, gentil Tyrel?
Tyr. Il cappellano della Torre li ha sepolti; ma dove, a vero dire, non so.
Ricc. Torna da me, Tyrel, immediatamente dopo la mia cena, e mi narrerai allora tutte le circostanze della loro morte. Intanto pensa a quel che maggiormente desideri, e sii eerto d’ottenerlo fra breve. — Per ora, addio.
Tyr. Umilmente mi congedo. (esce)
Ricc. Chiuso ho il figlio di Clarenza; la figlia ho accoppiata ad un miserabile gentiluomo; i nati d’Eduardo dormono nel seno d’Abramo, e la mia sposa Anna ha lasciata la buona notte a questo mondo. Ora, sapendo che Richemond dalla Bretagna getta sguardi sulla giovine Elisabetta, figlia di mio fratello; e che con tal nodo spera di giungere alla corona, io andrò a trovarla, e le farò una corte da zerbino. (entra Catesby)
Cat. Milord...
Ricc. Son buone o triste le notizie che mi arrechi sì in fiotta?
Cat. Triste, milord: Morton è fuggito da Richemond; e Buckingham rafforzato dai Gallesi sta in campo, e le sue schiere crescono ad ogni momento.
Ricc. Ely congiunto a Richemond mi dà ben più da pensare che Buckingham e le sue genti raggranellate in fretta. — Andiamo; ho imparato che l’irresoluzione timida e cogitabonda striscia dietro ad indugi infingardi, che producono poscia l’impotente e sciagurata povertà. Impenniamo dunque le ali della rapida eseeazione che esser debbe l’araldo dei re! Partiamo, raduniamo un esercito, il mio scudo è il mio consiglio: la sollecitudine è necessaria, allorchè i traditori osano disprezzarci. (escono)